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Tante sono state le polemiche sulla chiusura delle curve e degli stadi (come San Siro) per cori discriminatori a livello territoriale. Questa mattina, la Gazzetta dello Sport, ha riportato sul proprio sito queste novità molto interessanti. Ecco alcuni passaggi del servizio realizzato da Valerio Piccioni. Che fare di fronte all’emergenza curve? La domanda attraversa società calcistiche e istituzioni, ma sulla risposta il pallone si spacca. Per questo, nella giornata di ieri, la Federcalcio ha imbastito una reazione imperniata su due concetti: no al dietrofront, sarebbe una figuraccia e una resa; sì a qualche accorgimento, fatto di gradualità e di buonsenso, un segnale di apertura almeno parziale verso i club, che arriva contestualmente a un invito a fare di più nella battaglia contro una certa "lingua" delle curve.Curva sì, stadio no. Ma a via Allegri non sfugge che una norma di questa importanza, con questo impatto, ha bisogno di essere applicata con equilibrio. Prima di tutto, evitare due pesi e due misure. Non è possibile affidare alla soggettività del singolo arbitro o assistente o collaboratore della Procura federale una decisione così importante. Ci devono essere criteri il più possibile oggettivi. Insomma, il coro incriminato dovrà essere evidente e acclarato. Si lavora anche a una correzione dell’apparato sanzionatorio, in particolare sul versante della recidività. Fatta salva l’autonomia della Corte di Giustizia Federale sul caso Milan, l’obiettivo è quello di arrivare a un cambiamento della seconda sanzione: non più la chiusura dello stadio, ma una nuova punizione del settore da cui sono partiti i cori. Questa svolta parte anche dalle reazioni "da stadio". Se in queste ore si sta cementando una clamorosa protesta dei gruppi più oltranzisti delle curve, in occasione delle varie squalifiche di questo inizio di stagione sulla rete sono stati molti gli interventi di chi chiede di farla finita con un tifo fatto di insulti e di provocazioni.
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