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REPUBBLICA: L’UEFA “IGNORANTE”, RISCHIO SQUALIFICA PER JUVE E MILAN

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(di Fulvio Bianchi per Repubblica.it)”Via Filadelfia n.88″: per questo striscione la Juventus ha rischiato di giocare una partita di Champions League a porte chiuse. Un clamoroso equivoco che poteva costare incredibilmente caro al club...

Redazione

(di Fulvio Bianchi per Repubblica.it)"Via Filadelfia n.88": per questo striscione la Juventus ha rischiato di giocare una partita di Champions League a porte chiuse. Un clamoroso equivoco che poteva costare incredibilmente caro al club bianconero. Ma in questo delicatissimo momento, con l'Uefa e la Figc (giustamente) all'attacco del razzismo, è necessario muoversi coi piedi di piombo. Ecco cosa è successo: il responsabile del Fare (Football against racism in Europe), che collabora da 10 anni con l'Uefa, aveva segnalato alla disciplinare europea lo striscione "Via Filadelfia n.88", esposto dai tifosi bianconeri in occasione della prima partita europea casalinga, contro i turchi del Galatasary. Il delegato del Fare credeva si trattasse di una scritta nazista, perché il n.88 significa, appunto per i nazisti, "Heil Hitler", essendo la H l'ottavo numero. L'Uefa ha chiesto immediati chiarimenti e la Juventus ha spiegato che Via Filadelfia n.88" è un indirizzo di una strada torinese (dove c'è anche il vecchio stadio granata), luogo di ritrovo dei tifosi bianconeri in occasione delle partite casalinghe della loro squadra. Questo succedeva dagli anni settanta agli anni novanta, quando, in occasione dei Mondiali italiani, era stato costruito il Delle Alpi, ora diventato Juventus Stadium, e che si trova dall'altra parte della città rispetto al Filadelfia. Tra l'altro è uscito anche un libro "Via Filadelfia 88, una storia, una curva" (e chissà se i dirigenti bianconeri ne hanno mandato una copia all'Uefa...). Per fortuna, la Juve ha potuto chiarire subito l'equivoco ed evitare conseguenze. Ma il "Fare" ne stava per combinare un'altra, stavolta al Milan. Era stata segnalata a San Siro, sempre in una gara di Coppa, la scritta "Uscita", accompagnata da una freccia. E' stata proprio la freccia ad insospettire i responsabili del Fare: pensavano fosse un simbolo razzista. Il Fare ha preparato un decalogo europeo, ma non conosce le realtà locali, le tradizioni del nostro calcio. Ma forse l'italiano, sì. Tanto che ha fatto chiudere l'Olimpico, in occasione di Lazio-Limassol (7 novembre) per il coro "slavo, puzzi di merda", cantato da alcuni tifosi biancocelesti in occasione della gara coi polacchi del Legia Varsavia. Insomma, attenti agli equivoci. Sacrosanta la lotta al razzismo, ma chiudere gli stadi è una decisione pesantissima. Tanto che lo stesso Michel Platini, adesso, suggerisce di chiudere solo i settori colpevoli di cori razzisti o di discriminazione (nelle regole Uefa non è riportata la parola "territoriale" come in Italia ma di fatto è la stessa cosa).

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