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Storico volto della Rai e conduttore de "Il Processo del Lunedì", Enrico Varriale ha commentato,ai microfoni di Tuttomercatoweb, le grandi polemiche che si sono create sulle discriminazione territoriale e chiusura di curve e stadi in questi giorni in Italia. "Al Processo del Lunedì, abbiamo portato anche il parere di un tifoso del Napoli che aveva portato quello striscione ed era in sintonia con quanto detto oggi da Inter e Milan: il problema mi pare quanto meno irrisolvibile.Penso che non sia un problema solo italiano ma bensì a livello europeo." "Le dichiarazioni di Malagò e Abete sottolineano come le normative siano internazionali, della Uefa, superiore a Coni e Federcalcio. Se la FIGC vuole restare nell'ambito Uefa, deve accettare questi ambiti campionatori. Il problema va attualizzato, non può essere che 50 imbecilli possono far chiudere una curva, uno stadio e portare una penalizzazione". Come porvi rimedio? "Il razzista dovrebbe essere escluso dagli stadi ma dalla società, ma il problema è di difficilissima soluzione: al di là di maggiori attenzioni da parte del Giudice Sportivo, si parla di possibile ed errata rotta di collisione tra Italia e Uefa. Insultare per la pelle e per la provenienza non è giusto, ma le società rischiano di essere ostaggio". Riflessione di molti: non si rischia di eccedere nel pugno duro, confondendo sfottò, campanilismo e discriminazione? "Lo sfottò è una cosa, la discriminazione territoriale un'altra. In certi stadi si sentono cose imbarazzanti. E' difficile gestire un numero limitato di persone che rischiano di gestire la maggioranza. I tifosi del Milan che non vanno allo stadio per urlare, la maggior parte, sono costretti a non andare allo stadio ma detto questo, la disciplina sovranazionale non può essere aggirata. Una cosa è l'ironia, l'altra le ingiurie, questo mi sembra chiaro".
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