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AMARCORD – ADDIO KAKA’, UN RITORNO GRIGIO. MA C’E’ CHI HA FATTO PEGGIO

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Parametro zero e grandi ritorni: sono queste le parole- feticcio del mercato milanista in bilico tra economia e nostalgia. Infatti se l’acquisto di giocatori svincolati rappresenta una triste esigenza per alleggerire le spese,...

Redazione

Parametro zero e grandi ritorni: sono queste le parole- feticcio del mercato milanista in bilico tra economia e nostalgia. Infatti se l'acquisto di giocatori svincolati rappresenta una triste esigenza per alleggerire le spese, l'ingaggio dei grandi ex nasconde invece una vena romantica.

L'ultimo in ordine di tempo è stato Kakà, ma   la sua seconda permanenza a Milanello non è stata all'altezza della prima e si è conclusa questa settimana, dopo meno di un anno. Sicuramente il brasiliano non è più il giocatore che ha trascinato il Milan alla conquista della sua ultima Champions, troppi infortuni hanno scheggiato la sua carriera e compromesso il rendimento.

Tuttavia Kaka ha avuto anche la sfortuna di tornare a vestire la maglia rossonera nella peggiore stagione del Milan da tre lustri a questa parte. Ma al di là delle attenuanti generiche, l'ex pallone d'oro può consolarsi: non è stato il solo a fare questa scelta di cuore.

Nel '97 anche Donadoni ritornò dal suo esilio americano. Ma lo fece nella stagione sbagliata perchè il Milan concluse il campionato al decimo posto. A guidarlo in panchina c'era un altro grande ex: Fabio Capello, fresco vincitore della Liga con il Real Madrid. Le cose non girarono per il verso giusto, complice anche la disastrosa annata di Kluivert, fiore all'occhiello della campagna acquisti. Invece l'olandese segnò con il contagocce e offrì prestazioni a dir poco imbarazzanti. Insomma, un campionato anonimo condito da una grande delusione: la finale di Coppa Italia persa incredibilmente contro la Lazio, quando i rossoneri erano in procinto di alzarla al cielo.

Tuttavia Capello riuscì comunque a migliorare di una posizione l'undicesimo posto dell'anno procedente, quando c'era Sacchi in panchina. Già, un altro ex chiamato al capezzale di un Milan malato. Ma anche in quell'occasione le cose non sono andate per il verso giusto. E la cura del tecnico di Fusignano non ha prodotto gli effetti sperati: eliminazione nel girone di Champions per mano del Rosenborg e un umiliante 1-6 interno contro la Juventus campione d' Italia.

Senza tralasciare i ritorni di Gullit prima e Shevchenko poi. Insomma dalle parti di Via Turati  non hanno ancora imparato che le minestre riscaldate funzionano poco. Ma del resto la nostalgia è una gran canaglia.

Mariano Messinese

Twitter:@MarianoWeltgeis

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