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CALCIO E FINANZA – LA VERITA’ SULLA BUONUSCITA DI GALLIANI

Federico Albrizio

“In quanto amministratore delegato sono in carica fin quando gli azionisti mi nominano, e per mia fortuna mi hanno riconfermato 27 volte. E’ bizzarro che si parli di quei 60 milioni, poiché non sono un dipendente e non ho...

“In quanto amministratore delegato sono in carica fin quando gli azionisti mi nominano, e per mia fortuna mi hanno riconfermato 27 volte. E’ bizzarro che si parli di quei 60 milioni, poiché non sono un dipendente e non ho diritto alla buonuscita. Per il resto non ho commenti da fare”. Così il vicepresidente e amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, ha voluto replicare al duro comunicato della Curva Sud Milano in cui gli veniva rinfacciato di “ricattare” la società chiedendo una buonuscita di 60 milioni di euro per lasciare.

Il tema dell’eventuale “liquidazione” del principale dirigente rossonero torna a infiammare il dibattito tra i tifosi del Milan, ormai spaccati tra coloro che, anche per ragioni differenti, chiedono un rinnovamento totale al vertice del club, e coloro che difendono l’operato di Galliani, attribuendo alla proprietà e a un minore impegno economico di quest’ultima le ragioni delle difficoltà incontrate dal Diavolo nelle ultime stagioni.

Ma come stanno davvero le cose? Veramente Galliani non ha diritto a percepire alcuna indennità nel caso in cui dovesse lasciare il consiglio di amministrazione del Milan e di conseguenza le cariche di vicepresidente vicario e amministratore delegato? Apparentemente il dirigente monzese ha ragione. Galliani, diversamente dagli amministratori delegati di alcuni club italiani, non è un dipendente della società non ricoprendo anche la carica di direttore generale, come avviene ad esempio in casa Juventus dove sia Beppe Marotta sia Aldo Mazzia siedono sia nel consiglio di amministrazione, ricoprendo il ruolo di ad (seppur con deleghe differenti tra loro) sia quello di direttori generali.

Galliani ha dunque ragione quando dice che se Fininvest, cui fa capo il controllo del Milan, decidesse di non rinnovargli il mandato di amministratore (che tra l’altro dura un solo anno), la società rossonera non sarebbe tenuta a versargli alcuna indennità in qualità di dipendente. Ma questo non esclude il fatto che il Milan (o in caso di accordi particolari, direttamente l’azionista Fininvest) non sia tenuto a farlo in caso di cessazione di Galliani dal ruolo di amministratore esecutivo (quindi munito di deleghe operative) della società.

Si tratta di una prassi consolidata in molti importanti gruppi industriali italiani. Un caso che ha fatto clamore ha riguardato, ad esempio, l’ex presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè. Il 3 ottobre 2013 il top manager trentino, che non ricopriva incarichi da lavoro dipendente nel gruppo telefonico di cui era presidente del consiglio di amministrazione con particolari deleghe esecutive si è dimesso anticipatamente dalla carica, lasciando anche il cda di Telecom".

Questo il testo dell'articolo pubblicato da Calcioefinanza.it, per fare chiarezza sulla situazione legata all'eventuale buonuscita di Adriano Galliani, qualora l'ad lasciasse il Milan.