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Probabilmente, la tifoseria rossonera si era illusa troppo presto. Le due roboanti, spettacolari vittorie iniziali contro la Lazio (3-1) ed il Parma (5-4) avevano caricato l'ambiente Milan di un eccessivo entusiasmo. Cavalcando l'onda dell'effetto-Inzaghi, la squadra si era presentata all'incontro 'spartiacque' contro la Juventus gravata di troppe aspettative, che la giocata d'autore Pogba-Tevez ha di fatto riposto nel cassetto dei 'lavori in corso'. Se per l'altissima classifica, evidentemente, non è ancora tempo, perlomeno si poteva pensare in una reazione, una scossa, nelle due sfide successive, le trasferte contro le neopromosse Empoli e Cesena: un doppio appuntamento ampiamente alla portata del Milan. Invece, negli ultimi 180', i rossoneri hanno rimediato solamente due pareggi, tre gol subiti e tante, troppe incertezze difensive.
L'esordio contro la Lazio aveva messo in mostra le enormi qualità dell'attacco rossonero quando ha la possibilità di giostrare in campo aperto, o di sfruttare con cinismo e velocità le ripartenze sugli esterni. A Parma si sono registrati i primi campanelli d'allarme in difesa, con ben 4 reti concesse ad una squadra decimata dagli infortuni, ed una preoccupante mancanza di equilibrio tattico: sebbene, in fase d'attacco, il Milan dia sempre l'intenzione di poter far male all'avversario, dietro ne scaturisce un effetto uguale, e contrario. Contro la Juventus, la squadra ha pagato l'eccessivo timore reverenziale nei confronti della 'Vecchia Signora', badando più a non prenderle che ad offendere. Ad Empoli (2-2) il Milan è stato incredibilmente impacciato nella prima ora di gioco, sbagliando l'approccio alla gara, recuperata nella ripresa soltanto grazie alla qualità dei propri singoli, mentre a Cesena (1-1) si è avuto il risultato inverso: ad un bel primo tempo, concluso in parità ma con qualche recriminazione, ha fatto seguito una ripresa sottotono e deludente.
Risultati e prestazioni altalenanti, ed una convinzione. Il cuore non basta. Non può bastare quando si deve puntare, come primo obiettivo, al ritorno nelle competizioni europee. Serve continua grinta, costante applicazione delle idee tattiche del proprio allenatore, accortezza e concentrazione in fase difensiva, concretezza in fase offensiva e determinazione nell'aggredire, sportivamente, l'avversario. Serve, in sostanza, rispolverare l'entusiasmo finito forse troppo presto in soffitta, figlio del carattere e del carisma del suo principale fautore, Filippo Inzaghi. E' chiamato in causa anche lui, il fu SuperPippo, a rivitalizzare il gruppo dopo dieci-quindici giorni di malsana pressione: recuperi soprattutto il coraggio delle sue scelte, non sia pedissequamente scontato nelle sue disamine del post partita, e torni a soffiare con decisione nelle vele rossonere. Tornare a cavalcare l'onda dell'effetto-Inzaghi, si può.
Daniele Triolo
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