Stasera i Mondiali li giochiamo noi, altro che Brasile-Germania e Argentina-Olanda. Proviamo a farlo in compagnia di Franco Dassisti, giornalista, telecronista per Mediaset Premium, critico cinematografico per Radio 24 e grandissimo appassionato di calcio, oltre che tifoso milanista. Con Massimo Rota ha appena scritto un libro che ci sentiamo di consigliare a tutti: «Il mondiale è un’altra cosa. La coppa del mondo raccontata dagli azzurri».Franco, com'è nata l'idea di questo libro? E perchè il Mondiale è un'altra cosa?L'idea è nata da una constatazione: il calcio di oggi, almeno quello italiano, ma diciamo quello globalizzato, non ci piace. Nella migliore delle ipotesi ha acquisito velocità e forza fisica, ma tranne in rari casi ha sacrificato la tecnica e snaturato la sua "poetica". Il mondiale è un'altra cosa perchè ce l'hanno detto i giocatori intervistati. Non baratterebbero mai uno scudetto o una Champions con un mondiale.E avete trovato anche una bella formazione da schierare, con grandi campioni pronti a raccontarsi, senza filtro…Beh, la nostra formazione è nata per caso. Ci siamo accorti solo dopo che i mondiali dal 1970, che abbiamo scelto come primo mondiale dell'era moderna, al 2010 erano 11. E allora abbiamo provato a costruirci una squadra con una sua plausibilità: un portiere, Giovanni Galli, tre difensori, Bergomi, Collovati e Zambrotta. Una bella diga a centrocampo con Gattuso, Tommasi, e Di Biagio. Albertini in regia, Zaccarelli trequartista e Boninsegna-Mazzola in attacco. Come collante di tutto Gigi Riva, come ct la coppia Sacchi-PrandelliSicuramente ci sarà un aneddoto o un retroscena che ci avete nascosto o che avete tenuto per voi. Si può raccontare?Abbiamo messo tutto quello che c'era, ed è davvero molto. Dalle unghie affilate di Gallego per graffiare gli azzurri a Spagna '82 al tintinnio dei cucchiaini sulle tazzine nel silenzio surreale della vigilia della finale 2006, dal bowling coi birilli che si alzavano "a mano" nel ritiro di Argentina 78, all'orchestrina mariachi sotto il balcone degli azzurri per non farli dormire a Mexico 70.Di materiale, in effetti, ce n’è in abbondanza. Avete raccontato mondiale per mondiale, partendo da una partita simbolo. Di questa rassegna in Brasile, invece, che ricordo resterà? Resterà nella mente per il secondo fallimento consecutivo dell'Italia, per il morso di Suarez a Chiellini o per lo sfascio di uno spogliatoio che ha trovato in Balotelli il capro espiatorio?Guarda, se avessi dovuto scegliere il protagonista di un capitolo 2014, avrei voluto Cassano. Questo prima del mondiale. Oggi l'episodio da raccontare, quello che simboleggia il nostro mondiale è il morso di Suarez a Chiellini. Ma penso che la voce più importante da sentire sarebbe quella di Balotelli, perchè si è trovato a fare da capro espiatorio di una nazionale che ha fallito nella sua interezza, come e più di luiNel libro, Mazzola ricorda un duro richiamo di Meazza: "Io non mi sono mai lamentato di un mio compagno. Più era scarso e più lo incitavo. Se ti sento un'altra volta, ti faccio smettere di giocare". Nel mancato passaggio generazionale di oggi (evidente in Nazionale, ma sottolineato anche da Gattuso e Nesta al Milan), sono mancate di più le figure leader o il rispetto e l'umiltà dei giovani?Sono mancati entrambi. Si diventa idoli a vent'anni perchè hai segnato tre gol e non ci sono nello spogliatoio figure in grado di farti abbassare la cresta. E non è solo un modo di direUn tema caldo, devo dire, anche al Milan. Tra l’altro, il parallelo Italia-Milan non è mai stato così attuale: pochissimo gioco, cattiva condizione atletica, infortuni, spogliatoio spaccato. Sono tante le similitudini. Come e da dove ripartire?Bisogna fare un po' di fermo biologico, come per la pesca. La società/Nazionale deve ripartire da un progetto, quale che esso sia, e non cambiarlo ogni tre mesi. E dire chiaramente ai tifosi che ci sono lavori in corso, che per qualche anno non c'è ciccia, che ci si muove sul mercato con intelligenza. E poi giovani, gente motivata, con la fame. In nazionale Verratti, Immobile, El Shaarawy e quella generazione lì. Al Milan Cristante, Saponara, sempre El Shaarawy e De Sciglio (se acquisisce un po' di personalità). Non siamo messi malissimo. Ma basta usato sicuro, vi prego.Ti sembra che il Milan si stia muovendo in questa direzione?Il Milan si muove nella nebbia: Alex e Menez sono soluzioni che vanno nel segno opposto. Tra l'altro, proprio dove avevamo già Rami e Taarabt. Ma c'è troppa confusione in società, e finche qualcuno non vince la partita le cose saranno sempre ingarbugliate.Ti convince la scelta di Inzaghi?Inzaghi mi ispira fiducia, sa come rivolgersi allo spogliatoio e ha con se' la curva e la tifoseria. Diciamo che per sei mesi dovrebbe lavorare in tranquillità.Chi uscirà vivo, invece, dalle semifinali mondiali?Se tanto mi da' tanto si va verso una finale Germania-Argentina, la terza della storia. Il Brasile e' stato sin qui brutto e aiutato. E' rimasto in piedi per i colpi di un fuoriclasse, che ora è infortunato e mancherà parecchio, come anche il colosso della difesa (Thaigo Silva, ndr). La vedo difficile con la Germania dei giovani talenti. l'Argentina e' solida, cinica, e ha Messi. l'Olanda vista col Costarica non ha scampo. Ma poi, il bello, è che... il Mondiale è un'altra cosa.
archivio2014
ESCLUSIVA PM – DASSISTI: “VI SVELO QUALCHE RETROSCENA DEI MONDIALI. E POI IL MILAN, IL MERCATO..”
Stasera i Mondiali li giochiamo noi, altro che Brasile-Germania e Argentina-Olanda. Proviamo a farlo in compagnia di Franco Dassisti, giornalista, telecronista per Mediaset Premium, critico cinematografico per Radio 24 e grandissimo appassionato...
© RIPRODUZIONE RISERVATA