Che in panchina ci fosse Allegri, sia transitato Seedorf, o ci sia seduto Inzaghi, non fa molta differenza: il 2014, per quanto sia stato travagliato, ha comunque consacrato il capitano del Milan, Riccardo Montolivo, quale elemento imprescindibile della rosa rossonera.
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IL 2014 DI CAPITAN MONTOLIVO
Il 6 gennaio 2014, con un destro chirurgico all'angolo più lontano, aveva infilzato Pegolo riaprendo i giochi nel finale di un ormai famigerato Sassuolo-Milan 4-3: con quella prodezza, Montolivo aveva tentato di salvare il posto a Massimiliano Allegri, in forte crisi di gioco e risultati alla conduzione tecnica della squadra. Tentativo vano, perché quella sarebbe stata l'ultima di Allegri sulla panchina del Milan, con enorme rammarico di 'Monto', voluto a Milano proprio dal tecnico livornese, e da lui eletto quale fulcro della manovra rossonera. Quindi, l'arrivo di Seedorf, per un primo accenno di mini rivoluzione a Milanello e dintorni: all'epoca, cambiarono molte cose, dagli allenamenti al modulo, dalle abitudini dei calciatori e dello staff tecnico ai rapporti con la stampa. Ma non la centralità di Riccardo Montolivo nel progetto Milan. Anzi: proprio sotto la guida dell'olandese, Montolivo ha dimostrato con una grinta ed un carisma inizialmente sconosciuti di meritare il posto da titolare fisso e la fascia di capitano. In occasione di quel Milan-Catania giocato a 'San Siro', per esempio, quando fu gettato nella mischia dall'inizio a sorpresa a causa della defezione improvvisa di un compagno dopo che per tutta la settimana Seedorf lo aveva escluso dai titolari per via di un presunto, scarso impegno negli allenamenti. La sua rete dalla distanza, una botta da fuori che non ha lasciato scampo a Frison, è ancora impressa nella memoria dei tifosi, i quali, superato un iniziale scetticismo nei suoi confronti, hanno imparato ad amarlo. Ed a non poterne più fare a meno in campo.
Tante buone prestazioni (37 presenze totali, 3 reti) avevano portato Riccardo all'apice della sua carriera, ed a meritare, in pieno, la preconvocazione nel listone dei 30 'azzurrabili' per il Mondiale in Brasile. Tra i 23 della spedizione verdeoro ci sarebbe sicuramente stato ma, alle volte, il destino gioca brutti scherzi, e ti costringe a ripartire da zero dopo averti fatto assaporare l'essenza di paradiso. 31 maggio 2014, l'Italia di Cesare Prandelli disputa una delle ultime amichevoli prima della partenza per il Sud America. L'avversario è l'Irlanda di Martin O'Neill: nel corso del primo tempo della sfida, con il risultato fermo sullo 0-0, un intervento assassino di Alex Pearce mette k.o. Montolivo, e la diagnosi medica è terrificante: frattura della tibia, necessario uno stop minimo di 6 mesi. Addio Mondiale, addio sogni di gloria. E, almeno per il momento, ciao Milan: il tuo capitano è costretto a guardarti giocare in tv seduto, ingessato, dal divano di casa.
Dopo l'operazione, lo stop forzato, mesi di dolore, passione, lacrime e sudore. Ma tanta determinazione, sia prima che durante la riabilitazione. Per tornare a sentirsi un giocatore di calcio, un capitano vero. Ed in effetti, Montolivo ha bruciato le tappe, tornando a disposizione una ventina di giorni prima del previsto. Nel frattempo, l'aria a Milanello era cambiata: via l'arrogante Seedorf, e gestione tecnica affidata all'idolo della Sud, Filippo Inzaghi, con il quale il Milan ha intenzione di inaugurare un nuovo e, si spera, duraturo ciclo. E non c'è Essien o Van Ginkel che tenga: anche Pippo ha scommesso su Montolivo, promuovendolo immediatamente titolare non appena ha potuto reggere 90' sulle gambe, e riconsegnandogli, oltre alla fascia di capitano, le chiavi del centrocampo del suo Milan. Il quale, in effetti, ha ripreso a girare ed a produrre un gioco decente grazie anche al reintegro del suo numero 18: sarà un caso?
Il 2015 rossonero si apre con i migliori auspici: la squadra è in piena corsa per la qualificazione alla Champions League e potrà contare finalmente, a pieno titolo, sul suo leader silenzioso, tecnica e dedizione al servizio della causa. Sicuramente, per Montolivo dovrà essere necessariamente l'anno del rilancio e del riscatto: in fondo, il destino un po' glielo deve. Bentornato Capitano.
Daniele Triolo
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