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MILAN, INZAGHI HA BOCCIATO LE SECONDE LINEE

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Dopo l’euforia iniziale derivante dalle vittorie contro la Lazio ed il Parma, ed il brusco ‘stop’ imposto dalla corazzata Juventus, il Milan aspettava con ansia le due sfide ravvicinate contro Cesena ed Empoli per rilanciarsi...

Daniele Triolo

Dopo l'euforia iniziale derivante dalle vittorie contro la Lazio ed il Parma, ed il brusco 'stop' imposto dalla corazzata Juventus, il Milan aspettava con ansia le due sfide ravvicinate contro Cesena ed Empoli per rilanciarsi nelle zone alte della classifica. Invece, sono arrivati due deludenti pareggi che hanno smorzato l'entusiasmo a Milanello e dintorni.

Filippo Inzaghi ha ruotato diversi elementi della rosa negli ultimi 180', facendo per esempio rifiatare Stephan El Shaarawy, ancora lontano dalla forma migliore, concedendo del giusto spazio a Giacomo Bonaventura, calatosi già alla perfezione nella realtà milanista; cambiato modulo, inserendo un trequartista in più in luogo di un mediano, spinto anche dalla momentanea indisponibilità di uomini nel settore; cercato l'affiatamento ed i corretti movimenti tra i centrali di difesa.

Un dato di fatto, però, c'è. Nonostante nelle conferenze stampa o negli interventi del post partita, l'allenatore si affretti a difendere le prestazioni dei suoi ragazzi, sottolineandone immancabilmente le indiscutibili qualità umane, ha effettivamente bocciato le seconde linee del Milan. Iniziando da Philippe Mexes e Cristian Zaccardo. I due sono finiti già ai margini del suo progetto tecnico, per motivazioni che poco hanno a che fare con il calcio giocato. Mexes ha rifiutato in estate l'offerta della società di spalmare il proprio ricco ingaggio (4 milioni l'anno) fino al 2016, prolungando di un anno il suo contratto; il 'no' di Zaccardo di ritornare al Parma nell'operazione – Biabiany ha invece danneggiato l'immagine mediatica della società, al di là di quanto poi scoperto dai medici rossoneri alle visite mediche dell'esterno francese. Sia Mexes sia Zaccardo finiscono nella lista dei convocati di Inzaghi soltanto in casi di estrema necessità, ma sono praticamente fuori dalle rotazioni.

Questioni tecniche, invece, alla base dell'epurazione di Michael Agazzi, 'cestinato' ancor prima del via ufficiale alla stagione, dopo le incertezze dimostrate tra i pali del Milan nelle amichevoli di lusso contro Olympiacos, Manchester City e Liverpool. Il veterano Christian Abbiati, ripescato per necessità (infortunio di Diego Lopez) più che per scelta, ha 'regalato' al suo mister una clamorosa indecisione contro il Cesena, ed il gol a Succi. Parlava da solo l'amaro sorriso di Inzaghi nella 'mixed zone' del 'Manuzzi'. E che dire di Daniele Bonera? “E' un grande professionista, si allena bene, e tutti i miei precedessori lo hanno utilizzato molto”, ha spiegato Inzaghi per motivare la sua insistenza nel schierarlo in campo, spesso a discapito di uno scalpitante e sempre positivo Rami. Ripagato da Bonera con una prova orribile contro il Parma (espulsione e due gol regalati ai ducali), forse ancora peggiore quella del 'Castellani', dove ha colpe macroscopiche su entrambi i gol dell'Empoli.

Sta vedendo pochissimo il campo Giampaolo Pazzini, utilizzato esclusivamente negli ultimi 10' di gioco come carta della disperazione, ma considerato non di certo un titolare dal suo allenatore, che pure in estate ne aveva voluto la conferma a gran voce chiedendo alla società di respingere le avances di Napoli e Torino. Infine, alzi la mano chi si ricorda che fine abbiano fatto Pablo Armero (in campo pochi minuti contro la Lazio un mese fa e poi mai più rivisto) e M'baye Niang, rimasto in organico per una promessa fattagli da Adriano Galliani, e confermato dal mister per la sua duttilità tattica nel tridente d'attacco. Per lui nemmeno scampoli di gioco in cinque giornate di campionato.

La coperta è corta, la rosa è mediocre. Inzaghi se n'è accorto. E, come sono soliti fare illustri, vincenti allenatori (Capello, Lippi, Mourinho, Conte), ha puntato su un solido gruppo di 14-15 giocatori, 'scaricando' il resto della comitiva. Nell'attesa di sostituirli gradualmente sul mercato.

Daniele Triolo

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