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SPARARE SU GALLIANI OGGI E’ FACILE: PERCHE’ NON FARLO ANNI FA? E USCIRNE ORA E’ DAVVERO DURA

Redazione

Da divinità a demonio, da genio straordinario a incompetente: benvenuti in Italia. Sparare oggi su Adriano Galliani è diventato lo sport nazionale, con tutti, ma proprio tutti, che cercano di accaparrarsi il record: ma ciò che...

Da divinità a demonio, da genio straordinario a incompetente: benvenuti in Italia. Sparare oggi su Adriano Galliani è diventato lo sport nazionale, con tutti, ma proprio tutti, che cercano di accaparrarsi il record: ma ciò che probabilmente fa più male all'amministratore delegato è rendersi conto che molti sono gli stessi che fino all'altroieri, quando governava da solo il calcio italiano, erano alla sua corte, in pieno stile di casa nostra, come già visto con Luciano Moggi, per fare un esempio simile.MAI STATO UN TALENT SCOUT - Se parla Paolo Maldini invece, da sempre "nemico giurato", è anche comprensibile: il numero 3 rossonero aspettava solo quello, anche se poi sarebbe curioso capire come sistemerebbe il discorso con la Curva... I nemici del suo nemico, in questo caso, non possono essere suoi amici. Su Galliani, personalmente, ho un'opinione ben chiara da sempre: straordinario dirigente d'azienda, numero 1 alMondo nelle trattative e nel far valere il blasone del Milan con gli altri top club europei. E per questo avrebbe meritato ben altro saluto, rispetto all'indecoroso spettacolo di domenica. Fine. Le qualità che oggi tutti gli chiedono (lo scouting, per riassumere in una parola) non le ha mai avute, non le ha e non le avrà mai: è colui che ha saputo prendere Pirlo con Brncic, Seedorf con Coco, Nesta con 60 milioni, Inzaghi rifilando Zenoni... Ma non è chi, questi campioni, li ha presi nel Brescia, nell'Ajax, nel settore giovanile della Lazio o nel Piacenza. Facile allora lamentarsi oggi del fatto che "gli altri" (chi poi di preciso, in Italia?) prendano i calciatori sconosciuti e li valorizzino: in Italia, al momento, quelli capaci di fare un lavoro simile si contano sulla punta delle dita di una mano e in pochi resistono sul serio.SOLO MARINO E SABATINI - Un tempo si portava l'esempio di Pantaleo Corvino, ma se è a spasso da anni un motivo ci sarà: poi venne l'epoca d'oro dell'Udinese, ma per un Widmer che oggi rimane forse l'ultimo vero gioiello della corona dello scouting, ci sono tanti buoni mestieranti over 30 e giocatori che ad alti livelli non arriveranno mai. L'unico che una strada l'ha tracciata in maniera netta e ancora porta frutto, a distanza di anni, è Pierpaolo Marino: da Lavezzi ad Hamsik, da Parigi a Napoli, ancora si leccano i baffi... E poi c'è un Walter Sabatini, che di soddisfazioni, a Roma, se ne toglierà eccome, se gli permetteranno di tenere i Marquinhos, senza doverli vendere ancora per autofinanziarsi. A parte eccezioni piacevoli, in Italia insomma, lo scouting siamo poco capaci ad applicarlo e il problema sta anche nel sistema delle giovanili: quando il Barcellona ancora non vinceva tutto, i suoi osservatori erano sulle tribune di tutti i "Sudamericano sub" (15-17-20), riempiendosi la bocca di un solo motto, "La tecnica prima di tutto" e in tanti a casa nostra ridevano. "Tizio è basso, Caio è magro, prendo Sempronio che me l'ha portato il procuratore di.." è sempre stato il ragionamento della dirigenza media di Serie A, Milan incluso.PRESUNZIONE ITALIANA - Per uscire da questo empasse insomma, non basta Paolo Maldini: per l'Europa non basta neanche solo lo stadio, che però aiuta a tornare competitivi in Italia, come dimostra la Juve, che pur senza un super scouting (ma migliore comunque, leggi Paratici) ha messo su un'armata fagocita-scudetti. Prima di una squadra da mandare in campo, serve una squadra in via Aldo Rossi: con un capitano, che  -salvo le eccezioni già citate - poco sposta ma fa "immagine", e soprattutto con tanta gente che vada davvero a scavare nel sottobosco del mercato, senza pregiudizi, senza interessi, senza fame di "mezze" (se non sapete cosa sono, meglio così)... Il Milan, e l'Italia in generale, è davvero pronto a questo? Purtroppo il rischio è che la risposta sia ancora no, perchè, anche nel calcio, per cambiare l'Italia bisognerebbe forse cambiare prima gli italiani.Francesco Letizia (@fraletizia