La storia non si fa con i se e con i ma. La strada è una sola. Le altre semplicemente non esistono. Anche il calcio funziona cosi. Tuttavia in alcuni casi, peraltro assai rari, un episodio può concedere una seconda possibilità. Proprio come capitò al Milan a Belgrado. Esattamente 27 anni fa. Giorno più giorno meno.
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AMARCORD – Milan, la nebbia che cambiò la storia
E' passato tanto tempo. Molte cose sono cambiate. Belgrado c'è ancora. Così come la Stella Rossa. Invece la Jugoslavia delle quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito non c'è più, spazzata via dalle ferite ancora sanguinanti degli anni '90. Ma quel pomeriggio del 9 novembre 1988, i venti di guerra sembrano ancora così lontani. Tutti gli occhi sono puntati sul 'Marakana' per la gara Stella Rossa-Milan, ritorno del secondo turno di Coppa dei Campioni. Le due squadre si equivalgono. In tutto. A cominciare dal campo. All'andata è finita 1-1: Virdis ha replicato a Dragan Stojkovic. Ma le somiglianze non si esauriscono qui. Entrambe stanno aprendo un ciclo: il Milan di Sacchi&Berlusconi ha razziato il florido vivaio della terra dei Tulipani (Gullit & Van Basten), la Stella Rossa ha costruito in casa una generazione di fenomeni. Il meglio del calcio balcanico veste la maglia biancorossa, compresi Savicevic e Prosinecki.
Non è una partita semplice per il Milan. Il “Diavolo” non può schierare Gullit, ancora infortunato, e deve giocarsi il tutto per tutto al 'Marakana', un girone dantesco che ospita 100.000 anime dannate urlanti. L'aria è umida, il campo gelato. Ma il clima è ovviamente caldo. Quasi infernale. Il primo tempo si conclude sullo 0-0 che qualificherebbe i padroni di casa, comunque più incisivi e pericolosi dei rossoneri, apparsi troppo timorosi. Il secondo tempo certifica la superiorità della Stella Rossa, con Savicevic che infila Galli al 50'. Il Milan gioca davvero male. E quella nebbia che inizia a calare sul Marakana sembra essere un velo pietoso steso sulla pessima prestazione della squadra di Sacchi. Cinque minuti dopo non si vede più niente. In tribuna qualcuno intuisce che Virdis è stato espulso. Ma nessuno, ad eccezione del guardialinee con vista fendinebbia, sa spiegare cosa sia accaduto realmente.
Sotto di un gol e di un uomo. Al vecchio Diavolo non restano che due alternative: recitare una preghiera, ma sembra una cosa troppo blasfema. Oppure fare pressioni sull'arbitro per sospendere la partita, dato che non si vede a 10 metri di distanza. Il signor Pauli al 57' si rende conto che i milanisti non hanno tutti i torti e sospende la partita. Per il Milan è una manna dal cielo. Un favore degli dei della pedata O forse è solo il leggendario “Cul de Sac(chi)”. Del resto il regolamento UEFA parla chiaro: in caso di sospensione del match si rigioca il giorno successivo. E si riparte dal 1' con il punteggio di 0-0. Ecco la seconda opportunità concessa dal calcio. A poco più di mezz'ora dal termine i rossoneri difficilmente avrebbero cambiato l'inerzia della gara. I tifosi della Stella Rossa si sentono scippati. Sentivano l'odore della qualificazione, dell'impresa. Erano a un km dal traguardo e si sono dovuti fermare. Contro la loro volontà.
Niente da fare: si replica il 10 novembre alle 15. Le previsioni non ammettono dubbi: non c'è pericolo di nebbia. Il ciak n.2 di Stella Rossa-Milan finisce 0-0 con vittoria di Van Basten e compagni ai calci di rigore. Milan avanti fino alla vittoria finale contro lo Steaua Bucarest, l' inizio il ciclo vincente. Però senza la nebbia di Belgrado le cose sarebbero andate diversamente. Tuttavia la storia non si fa con i se e con i ma....
Mariano Messinese
Twitter: @MarianoWeltgeis
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