Venerdì scorso, alla vigilia della partita di campionato contro la Juventus, Sinisa Mihajlovic si era lamentato con i cronisti, dapprima ai microfoni di 'Milan Channel', e, successivamente, nel corso della consueta conferenza stampa a Milanello, per via di un ambiente 'strano' intorno alla squadra rossonera. “Quando si perde, siamo brocchi, quando si vince, si dovrebbe sempre vincere meglio, ci vuole più calma nei giudizi”: questo, in sunto, il pensiero di Mihajlovic, che, con tutta probabilità, con queste dichiarazioni, ha cercato di spostare l'attenzione dei media sulla sua persona (un po' sulla scia di quanto, da sempre, fa José Mourinho), forse nel tentativo di alleggerire la pressione sui suoi ragazzi, attesi a Torino da uno scontro molto delicato.
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Attento MIHAJLOVIC, così perdi il Milan
La missione di Mihajlovic non ha sortito gli effetti sperati. Contro la Juventus, il suo Milan non è praticamente pervenuto, disputando una prestazione appena sufficiente sotto il punto di vista difensivo, ma totalmente deficitaria in chiave offensiva, se si pensa che il primo, reale tiro in porta dei rossoneri è giunto al 93', con Alessio Cerci. Il bel Milan visto a Roma contro la Lazio ad inizio novembre, che lasciava ben sperare per il futuro, si è sciolto, liquefatto, contro l'Atalanta e poi contro la Juventus, vanificando parzialmente, di fatto, la rimonta in classifica operata nel mese di ottobre.
L'atteggiamento di Mihajlovic, che appare perennemente nervoso, scontroso, con i media, non sta di certo giovando alla squadra: così facendo, l'allenatore serbo rischia di perdere il Milan. In questi mesi, tra l'altro, da Milanello sono filtrati, in più di un'occasione, spifferi di insoddisfazione, da parte di qualche elemento, nei confronti di Mihajlovic, troppo autoritario e tendente a schernire anche pubblicamente i suoi uomini quando qualcosa, sul terreno di gioco, non lo soddisfa. Vero, l'ex allenatore della Sampdoria è stato messo sotto contratto dalla società anche e soprattutto per il suo carisma, poiché ritenuto forse l'unico in grado di 'richiamare all'ordine' un gruppo, uno spogliatoio poco coeso e compatto dopo le fallimentari esperienze con Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi. Ma la strada intrapresa da Mihajlovic non sembra essere quella giusta.
Le prestazioni del Milan in campo, altalenanti, discontinue, sono lo specchio fedele di questo clima di incertezza che vige nell'ambiente rossonero. Ma non riteniamo si tratti, così come sostiene l'allenatore, di un mero complotto mediatico. Bensì, di una crisi più propriamente tecnica, della quale ha colpe, magari, la società, 'rea' di non aver messo probabilmente a disposizione dell'allenatore una rosa da Champions League, ma della quale il responsabile principe è sicuramente Mihajlovic. Il Milan, dopo 4 mesi, non ha ancora un gioco: i rossoneri vivono sulle iniziative dei (pochi) singoli, spesso Giacomo Bonaventura, talvolta Carlos Bacca, creano poco, rifiniscono ancora di meno. E contro le grandi, si perdono inesorabilmente.
Se non vuole perdere il Milan, ed essere costretto a dire addio al progetto più importante della sua carriera, Mihajlovic farebbe bene a concentrarsi sul lavoro sul campo, anziché mostrare i denti a chi, per professione, viene pagato per criticare quando le cose non vanno bene. Da un uomo navigato come Mihajlovic, ci si aspetta tutt'altro tipo di reazione. E tutt'altro tipo di prestazioni da parte del Milan, soprattutto adesso che, tra Sampdoria, Carpi, Verona e Frosinone, i rossoneri hanno la possibilità di rilanciare le proprie ambizioni di classifica.
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