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BERLUSCONI mai così infuriato: Mihajlović rischia davvero

Daniele Triolo

Il rovescio interno contro il Napoli potrebbe aver segnato il futuro di Siniša Mihajlović: Silvio Berlusconi potrebbe decidere di gettare tutto all'aria

Ieri sera, il campionato del Milan ha toccato il suo punto più basso: lo 0-4 incassato a 'San Siro' contro il Napoli ha frantumato, disintegrato le pochissime certezze che la formazione di Siniša Mihajlović aveva faticosamente costruito nel primo mese abbondante di gare ufficiali. Una di queste, per l'appunto, riguarda l'intoccabilità dello stesso tecnico, il quale, dopo 4 sconfitte in 8 partite, è naturalmente già finito sulla graticola.

Al termine della sfida contro i partenopei, che hanno dilagato sul prato verde del 'Meazza' dinanzi dei rossoneri troppo brutti e molli per essere veri, il Presidente Silvio Berlusconi ha immediatamente preso il telefono, e chiamato il suo amico fidato, l'amministratore delegato Adriano Galliani, per sfogare tutta la sua rabbia in una lunga e nervosa chiacchierata. Tra i tanti temi toccati nel corso della telefonata, così come riportato stamattina da 'La Repubblica', ci sarebbe proprio la posizione di Mihajlović. Lo scorso 3 luglio, giorno della sua presentazione ufficiale, Silvio Berlusconi si dimostrò soddisfatto per aver l'arrivo dell'ex allenatore sampdoriano sulla panchina del suo Milan: dopo l'anno trascorso alle prese con l'inesperienza di Filippo Inzaghi, infatti, il serbo sembrava essere l'uomo giusto per risollevare in breve tempo le sorti della squadra.

Per Mihajlović, sergente di ferro, Berlusconi ha addirittura contravvenuto a due 'regole non scritte' nella conduzione del Milan: generalmente (e salvo qualche eccezione, come fu nel caso di Massimiliano Allegri), infatti, la panchina rossonera viene affidata ad un tecnico di comprovata esperienza di vita milanista. Meglio se aziendalista, e che si accontenti di ciò che può permettersi di passare il convento in quel particolare momento storico della società. Mihajlović, al contrario, il Milan lo ha sempre vissuto da avversario, sulla sponda nerazzurra dei Navigli nell'ultima parte della sua carriera da giocare ed agli esordi di quella da allenatore, e, soprattutto, tutto è fuorché accondiscendente: 13 anni dopo l'affare che portò Alessandro Nesta dalla Lazio al Milan, infatti, i rossoneri sono tornati a spendere una cifra quasi astronomica, quasi 30 milioni, per un difensore, Alessio Romagnoli, acerbo ed alle prime armi ma fortemente richiesto dal tecnico.

Berlusconi ci ha creduto, ha investito. Ha sperato che, con l'arrivo di un sergente di ferro come Mihajlović, la squadra potesse acquisire rapidamente quella mentalità vincente indispensabile qualora il Milan voglia tornare a vincere nel più breve tempo possibile. Eppure, in tutto questo tempo, al Milan di organizzazione, gioco, carattere, personalità e … attributi, c'è poco e niente. Anzi, quasi nulla. E sono stati persi, malamente, tutti gli scontri diretti, contro Fiorentina (0-2), Inter (0-1) e Napoli, appunto. Ecco perché il Presidente è seriamente intenzionato a gettare all'aria tutto, ed a rinunciare al progetto Mihajlović prima di doversi trovare a buttare via un'altra annata dopo quelle già sprecate con Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi. A proposito: qualora Mihajlović dovesse pagare in prima persona per il pessimo esordio di campionato, diventerebbe il terzo tecnico a libro paga della società in due stagioni. Segno di come, evidentemente, finora il cambiamento tanto sbandierato sia stato soltanto di facciata.