La sconfitta contro la Juventus deriva, innanzitutto, dai due macro-elementi su cui si dovrebbe fondare una squadra: idee tattiche e condizione psicologica. Dopo la Lazio la componente mentale sembrava essere finalmente svoltata nella direzione giusta, mostrando la sicurezza e la lucidità che però sono state puntualmente ridimensionate dalle gare contro Atalanta e Juve. Si sono manifestate d’un tratto la paura di non riuscire a fare risultato contro una “piccola” e la paura di non riuscire a ribaltare il punteggio contro una “grande” (8 gol subiti senza segnarne neanche uno contro Fiorentina, Inter, Napoli e Juve).
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BERLUSCONI, Mihajlovic fino a Natale. Fiducia a tempo
Se a questo stato psicologico si aggiunge, dopo più di tre mesi di lavoro, la clamorosa assenza di idee tattiche chiare, s’incrina in modo inevitabile la posizione di chi dovrebbe dare un’impronta tattica e una mentalità convincente (prima che vincente) alla squadra: l’allenatore, Sinisa Mihajlovic. Berlusconi, il presidente che più di ogni altro in Italia pretende il bel gioco, sta iniziando a mettere in discussione Mihajlovic. Dopo la partita di sabato sera, Berlusconi si nasconde dietro a quella frase che quest’anno abbiamo sentito troppe volte: «quando si vince si parla, quando si perde si sta zitti». E dopo questa sconfitta ha deciso, a maggior ragione, di stare in silenzio: non è che non si possa perdere, in maniera assoluta, allo Juventus Stadium, ma il Milan non ha neanche provato a giocarsela. Non è un caso allora che dopo le partite contro Sassuolo e Atalanta, squadre dotate di una precisa identità di gioco, il presidente sia sceso negli spogliatoi a fare i complimenti agli avversari.
In questo momento la parola “esonero” non aleggia ancora dalle parti di Casa Milan, forse anche a causa del calendario favorevole. Da qui a Natale, infatti, il Milan incontrerà prima la Sampdoria in casa, poi Carpi, Verona e Frosinone. Nel mezzo, una partita che diventa quanto mai fondamentale e non scontata: il quarto turno di Coppa Italia contro il Crotone. Mihajlovic non ha al momento molte alternative al bottino pieno: 12 punti – uniti a una vittoria convincente contro il Crotone – farebbero tornare il sereno nell’ambiente rossonero. Servono cinque vittorie per stare nei piani alti della classifica e per programmare con calma il mercato di gennaio. Cinque vittorie per tornare a parlare, perché al presidente non piace affatto essere costretto al silenzio.
Federico Graziani
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