- Calciomercato
- Redazione
archivio2015
“C'è soltanto da piangere”. Questa la triste, laconica osservazione dell'amministratore delegato all'area sportiva del Milan, Adriano Galliani, al termine del derby di Milano di domenica sera. Lo scialbo 0-0 tra Inter e Milan può essere rappresentato come la classica montagna che ha partorito il più scontato dei topolini: stadio 'San Siro' gremito, 75mila spettatori a riscaldare l'atmosfera, belle coreografie, una zona Europa League ancora aritmeticamente raggiungibile da entrambe le contendenti. Ma lo spettacolo offerto è stato di tutt'altro livello.
Guardando in casa rossonera, l'analisi della partita non può prescindere da qualche considerazione basilare. Prima di tutto, va evidenziato l'atteggiamento mentale del Milan che, anche nel derby, ha completamente sbagliato l'approccio alla gara. La squadra si è messa immediatamente sulla difensiva, tenendo sì le linee corte, ma facendosi schiacciare dall'Inter troppo spesso entro i confini della propria metà campo: Inzaghi sembra aver inculcato nei suoi ragazzi la mentalità della veloce ripartenza quale principale, e forse unica, arma tattica per vincere le partite. Troppo poco.
Poi, altro dato da sottolineare, la preparazione atletica del Milan appare piuttosto deficitaria. Daniele Tognaccini e Bruno Dominici non hanno saputo dare a Riccardo Montolivo e compagni un'adeguata, solida forma fisica nel corso di questi mesi. E queste gravi lacune, sul campo, si notano eccome. Da settembre ad oggi, il Milan non è mai cresciuto sotto il piano atletico: nemmeno a dicembre, quando la squadra viaggiava ad una discreta media-punti, ad un passo dal terzo posto, il Milan forniva solide garanzie fisiche, e soleva calare alla distanza nella ripresa. Ultimamente, oltre a confermarsi, la tendenza si è fatta via via sempre più tragica: contro la Sampdoria, domenica scorsa, ad un primo tempo di sufficiente levatura, ha fatto seguito una seconda parte modesta, troppo molle. Nel derby, addirittura, il Milan ha palesemente ceduto le armi dell'incontro all'Inter, fatto salvo per quei 20-25 minuti del primo tempo, dalla metà in avanti, dove la squadra sembrava improvvisamente aver ritrovato un minimo di smalto e brillantezza. Decisamente troppo poco.
In ogni intervista rilasciata a caldo, poi, nell'immediato postpartita, Filippo Inzaghi non manca occasione per riportare alla luce sempre la stessa teoria: “Abbiamo perso troppi punti importanti per strada tra gennaio e febbraio a causa degli infortuni”. Giustificazione che, oltre a ricordare pericolosamente un Walter Mazzarri di nerazzurra memoria, appare evidentemente troppo labile per sorreggere le gravi carenze del suo Milan nello spirito e nel fisico. La squadra non ha mai attraversato una fase di crescita, probabilmente, come confermato da Giacomo Bonaventura non più tardi di qualche giorno fa, minando quel poco che era stato fatto di buono nel viaggio di 'marketing' a Dubai durante la sosta natalizia. E gli infortuni, che pure sono stati molti, non possono evidentemente essere usati come alibi: in queste ultimi incontri, infatti, il Milan ha praticamente a disposizione tutta la rosa al completo, e la situazione non è per niente migliorata.
Filippo Inzaghi, stando a quanto dichiarato da Adriano Galliani la settimana passata, ha ancora delle chance per essere confermato sulla panchina, ma lui stesso sa, naturalmente, che le prestazioni offerte in questa stagione dal suo Milan non possono bastare. Troppo poco per potersi guadagnare una conferma, chiunque sarà il Presidente nella prossima stagione: serve un'immediata inversione di rotta, altrimenti, caro Pippo, il tuo destino sarà inevitabilmente segnato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA