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ESCLUSIVA PM – Ronchi: “Brocchi meglio di Inzaghi. Mastour? Troppo pompato”

Luca Fazzini

Da Brocchi e Inzaghi a Mastour, dalla vittoria sull'Inter al suo passato al Milan: intervista a 360° con Alessandro Ronchi

Undici anni di Milan non si dimenticano tanto facilmente. E infatti Alessandro Ronchi, terzino classe '96, non scorderà mai l'avventura rossonera trascorsa. Ora, dopo aver terminato il percorso in Primavera, milita nelle file del Lecco, squadra di Serie D con ambizioni di promozione, che giovedì scorso ha battuto l'Inter in un'amichevole di lusso.

Alessandro, come ti trovi in questa nuova esperienza? Il tuo presidente è Evaristo Beccalossi, ex bandiera nerazzurra e il mister, Sergio Zanetti, è fratello del vice-presidente Javier...

"Mi trovo benissimo, è un ambiente dove mi hanno accolto in maniera molto positiva. Arrivavo da un ambiente come il Milan, a livello molto alto, ma mi hanno accolto benissimo, prendendomi subito in considerazione. Sul fatto della società "simil-interista", Beccalossi l'ho conoscevo già, l'avevo conosciuto alla Berretti del Brescia quando sono stato in prestito tre anni fa, essendo in molti al Milan. Dovendo lasciare il Milan quest'anno, avevo tre chances: Albinoleffe, Seregno e Lecco: ho scelto Lecco per la piazza, per i tifosi e perchè conoscevo appunto molto bene il Becca, che mi aveva parlato del mister e del progetto, dove puntiamo a salire".

Passiamo al Milan: undici anni di carriera in rossonero, con la soddisfazione dell'esordio in Prima Squadra: cosa ti ha lasciato quest'esperienza?

"Un'emozione fantastica. Ho esordito con Allegri, in un'amichevole estiva vinta 11-0 con il Derthona. Il Milan è stato la mia vita, pensando alla mia infanzia penso al Milan. Ho la pelle rossonera, è una corteccia. Sono milanista da sempre, ho fatto dagli otto anni ai diciotto con quella maglia, trovando l'emozione di esordire con la Prima Squadra, sebbene fosse un'amichevole estiva. Quando Allegri mi ha chiamato e ha chiamato fuori El Shaarawy, è stata una soddisfazione eccezionale, un orgoglio. Al Milan ho conosciuto tutti, fino ai magazzinieri, ringrazio tutti perchè mi hanno lasciato tantissimo, sia a livello calcistico e tecnico sia a livello umano, facendomi diventare il ragazzo che sono adesso".

In Primavera hai lavorato sia con Brocchi che con Inzaghi. Tracciaci un paragone: analogie, differenze e il tuo rapporto con loro.

"Con Inzaghi c'era più differenza tra giocatore e allenatore, c'era più distacco, non c'era un rapporto stretto simile ad amicizia. Lo reputo comunque una grande persona che mi ha aiutato molto, io giocavo attaccante esterno e anche se lui in carriera è stato un attaccante centrale, mi ha aiutato molto nei movimenti. Brocchi per me è stata una persona speciale. Anche se l'anno scorso ho giocato poco, mi sentivo molto a mio agio. Negli allenamenti, fuori dal campo. Mi ha migliorato molto tecnicamente, a Dubai abbiamo vinto, sa tenere il gruppo. Anche chi gioca meno si sente membro del gruppo al 100%. Come persona, è una persona fantastica: uscivamo a mangiare insieme, a Dubai siamo andati a ballare insieme. E' una persona terra-terra, un amico".

Tornando su Inzaghi: l'anno scorso ha trascorso un anno deludente ed è stato criticato: cosa ha sbagliato? E voi, come avete reagito in Primavera?

"Un risultato così non è tutta colpa di Inzaghi. Lui è l'allenatore, ma sono i giocatori che entrano in campo. Se la squadra va bene, è merito dei giocatori, se va male, dell'allenatore: è sempre così. Però io Inzaghi l'ho vissuto in prima persona e non posso dire che è un cattivo allenatore. Ovvio, poteva fare di più, ma quando ti trovi in un ambiente così, durante un anno difficile, dove non si è tutti felici, capita di incappare in errori. Magari quest'anno sarebbe andata diversamente, non lo sapremo mai".

Hai vissuto in prima persona altri due ragazzi che stanno facendo molto parlare di sè: Calabria e Donnarumma.

"Cala è grandioso, fenomenale. Ci ho giocato insieme 8/9 anni, è un fratello. Viene da una famiglia di bravissime persone. Anche lui è un ragazzo straordinario, umile, ha sempre dimostrato di essere molto buono con tutti, anche quando non giocava. Alla fine, con il lavoro e i sacrifici, è arrivato in prima squdara. Ha avuto anche frotuna di trovarsi nelle situazioni giuste. Gigio (Donnarumma, ndr), l'ho vissuto un solo anno, ma lo reputo un fenomeno. E' una bestia, è devastante. Non bisogna bruciarlo: è inutile farlo giocare in alcune partite, è giusto invece schierarlo in partite così, amichevoli pre-estive dove ha fatto bene, anche se con qualche piccolo scivolone. Ora vediamo, anche se secondo me Mihajlovic è molto bravo per scegliere le situazioni in cui lanciarlo".

Due altri ex compagni, invece, hanno lasciato il Milan, facendo parlare di sè per motivi differenti: Mastalli e Mastour: come li hai vissuti in prima persona? E come giudichi le loro nuove esperienze?

"Mastour l'ho conosciuto due anni fa, l'anno degli Allievi Nazionali con Inzaghi. All'inizio era un ragazzo normalissimo, tranquillo, non se la tirava, si vedeva che aveva qualità in più, e ciò ovviamente ti porta ad avere un comportamento più presuntuoso. Poi con il tempo, quando ha conosciuto la realtà prima squadra è cambiato un attimino. Secondo me è stato sbagliato pomparlo troppo, poi l'esperienza al Malaga va bene, è il campionato giusto per lui: porta molto la palla, dribbla, fa quello che vuole con la palla ai piedi. Vediamo se farà bene, se giocherà, rimane un campionato importante. Mastalli invece per me è stato un fratello, il compagno migliore. Vediamo come va a Lugano, spero ritorni perchè credo che dovesse andare in Prima Squadra, tant'è che ora c'è bisogno a centrocampo e sarebbe stato utile. Poi ha esordito con il Torino l'anno scorso, aveva fatto bene e dovevano promuoverlo. Sono scelte della società, vediamo. A Lugano con Zeman può far bene, il campionato è lungo. Lui è un ragazzo straordinario, sono sicuro che in 2/3 anni esplode, in qualche modo. Al Milan non ha avuto molte difficoltà: era capitano, giocava sempre. Lui ha sempre aiutato me e io ho sempre aiutato lui. Sono certo che verrà fuori".

Giovedì una giornata favolosa: la vittoria in amichevole con l'Inter. Come hai vissuto una partita così e come vedi i nerazzurri in vista del derby di domenica?

"Una sfida con l'Inter sarà sempre un derby, in qualsiasi squadra sarò. Sinceramente l'ho vista molto male. Non faccio nomi dei giocatori perchè non sarebbe giusto. Non c'entra nulla se è un'amichevole contro una squadra di Serie D, devi vincere sempre. I miei allenatori mi hanno sempre detto questa cosa: bisogna sempre vincere, qualsiasi squadra ci si trovi davanti. E' solo colpa loro se si sono presentati così, è inutile che Mancini dice che è stata un'amichevole per provare, non ci sono giustificazioni. Vincere aiuta a vincere, quindi magari al derby si presenteranno in maniera non molto positiva, con un filo di pressione".