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“A giudicare dagli ultimi anni, penso sia chiaro che non si possa far ripartire questo club se non investendo tanto denaro come fanno al PSG o al Manchester City. O fai così, oppure occorre riesaminare la struttura della società. Dirigenza, allenatore e tifosi devono rendersi conto della situazione”. Parole dure, durissime, quelle rilasciate qualche giorno fa ad una tv giapponese dal solitamente pacifico, rispettoso e taciturno Keisuke Honda. Parole che hanno provocato enorme stupore nella dirigenza rossonera, la quale non si aspettava uno sfogo simile dal giapponese, ma che testimoniano, palesemente, come sia definitivamente tramontato lo stile Milan dei tempi d'oro.
Un tempo, infatti, la società rossonera si contraddistingueva, rispetto le altre (specialmente in riferimento ai 'cugini' dell'Inter) per essere praticamente un universo assestante, una grande famiglia all'interno della quale, sempre, per anni, si sono lavati tutti i possibili 'panni sporchi'. Mai nessuno fuori dalle righe (eccezion fatta per qualche bizza passata di Mario Balotelli), tutti formalmente allineati al pensiero societario, mai nessuna voce stonata e fuori dal coro. Chi veniva scelto dal Milan, o chi sceglieva di indossare la maglia rossonera, sapeva benissimo di ritrovarsi, successivamente, in una società forte, compatta, notoriamente famosa per coccolare, proteggere e salvaguardare il proprio parco giocatori, tanto sotto il punto di vista tecnico quanto, soprattutto, dal punto di vista prettamente umano ed emotivo.
Adesso, non è più così. I continui sfoghi di Siniša Mihajlović (dopo la gara contro l'Empoli, dopo l'amichevole di Mantova, le accuse nemmeno troppo velate lanciate al suo gruppo dopo le sconfitte contro Genoa e Napoli) hanno avuto ripercussioni sul morale dei calciatori, i quali, d'ora in avanti, 'rischiano' di potersi sentire autorizzati a far scoppiare qualsivoglia ordigno altamente distruttivo all'interno di Milanello e dintorni. Che rischia di acuire ulteriormente gli evidenti effetti della crisi di risultati sul terreno di gioco. Nei giorni scorsi, questo particolare è stato sottolineato anche dall'opinionista di 'Sky Sport', Zvonimir Boban, grande ex trequartista del Milan negli anni Novanta, che ha sottolineato come tutte queste polemiche, chiacchiere, testimonino la pochezza dell'attuale società rossonera. In un momento di transizione come questo, dove metà Milan sta passando dalla famiglia Berlusconi in mani asiatiche, si manifesta sensibile un vuoto di potere, dove tutti, nessuno escluso, si sentono autorizzati a parlare senza filtro alcuno.
Addirittura il silente samurai nipponico Honda, che ha lanciato al fine il suo inquietante anatema: “Per cambiare questo club occorre cambiare totalmente i criteri di valutazione da parte di tutti: dirigenza, tecnico, tifosi e media. In caso contrario ci vorrebbero almeno 5-10 anni”: l'auspicio di tutti i tifosi rossoneri è che abbia preso una colossale cantonata.
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