archivio2015

GENOA-MILAN, la disfatta degli scontri diretti

Sinisa Mihajlovic, allenatore del Milan
La sconfitta del Milan col Genoa ha evidenziato tutti i problemi dei Rossoneri nell'uno contro uno: c'è tanto da lavorare per MIhajlovic

Gianluca Raspatelli

Ci sono davvero tante chiavi di lettura per il crollo del Milan contro il Genoa. Tra le tante, risulta molto interessante la lettura post-partita di Gian Piero Gasperini: "Le ammonizioni sono stati ineccepibili. Loro arrivavano in ritardo e dovevano ricorrere ai falli”. Sorvolando sulla condotta dell'arbitro Tagliavento e delle sue undici ammonizioni, spesso a dir poco esagerate (vedi il secondo giallo per Romagnoli), è una dichiarazione esplicita quella di Gasperini: i giocatori del Milan "arrivavano in ritardo" sempre.

Ecco, forse questa è l'interpretazione della gara che più dovrebbe far riflettere e preoccupare Sinisa Mihajlovic. Perotti, Capel, Laxalt, Dzemaili e Pavoletti sono senza dubbio ottimi giocatori, ma fanno parte di una squadra fino ad oggi in emergenza e, comunque, in Serie A ci sono pacchetti offensivi ben più temibili. Eppure, sin dall'inizio del match, i giocatori Rossoneri in ogni uno contro uno non hanno potuto fare a meno di rinculare di diversi metri verso la porta di Diego Lopez.

Proprio questa debolezza nel trovare il giusto tempo di entrata, sottolineata da Gasperini, non solo concede troppo spesso agli avversari palla scoperta, ma soprattutto non permette ai Rossoneri di tenere la squadra alta per imporre il proprio gioco. Infatti, paradossalmente, la possibilità di impostare con il proprio ritmo, dipende in gran parte dalla fiducia nel proprio recupero immediato di palla (concetto molto caro a Mihajlovic) e nei due centrali per quanto riguarda anticipi e coperture. Il Milan oggi non è mai riuscito ad imporre un gioco collettivo a causa della debolezza individuale. Perotti, Capel e Laxalt hanno fatto impazzire i terzini e le mezz'ali, costringendoli ogni volta che entravano in possesso palla a indietreggiare per paura di essere saltati. Esattamente l'opposto hanno fatto Dzemaili e Rincon, così come i difensori contro tre attaccanti milanisti.

Infatti, quando avevano palla i Rossoneri, i giocatori del Genoa non avevano paura ad aggredirli, sentendosi superiori nell'uno contro uno. E spesso il contrasto aveva successo. Così il Genoa è riuscito ad imporre il proprio gioco: vincendo tecnicamente e, soprattutto, psicologicamente gli scontri diretti. Aspettando il ritorno di Menez e Niang, nella squadra attualmente a disposizione non c'è un giocatore che regga lo scontro diretto con l'avversario, che intimorisca e faccia indietreggiare l'avversario diretto quando entra in possesso di palla. Gli unici potrebbero essere Bonaventura, solo nelle sue giornate migliori, e Balotelli, che però preferisce sempre la protezione. Ma contemporaneamente abbiamo anche tanti giocatori che faticano a reggere il dribbling degli avversari, sentendo l'uno contro uno come punto debole (vedi Montolivo, Bertolacci, De Sciglio e lo stesso Bonaventura). C'è tanto da lavorare per Mihajlovic sul campo, ma soprattutto nella testa dei suoi giocatori.

tutte le notizie di