C'era una volta il Milan, che doveva giocare solo e soltanto con il trequartista, a dispetto della logica (difficile interpretare quel modulo senza un elemento di quel ruolo specifico in rosa) e della storia professionale del tecnico cui si stava affidando il timore della barca milanista. Sull'altare del rinnovato credo è stato sacrificato un giocatore come El Shaarawy (si, è vero, anche per questioni di bilancio...) e Cerci è rimasto solo perchè era troppo complicato trovare una soluzione condivisa con l'Atletico Madrid. Bene. Quattro mesi di lavoro, di tentativi e di esperimenti vari sono stati ufficialmente accantonati.
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Il MILAN prende forma, ma non ha ricambi
Finalmente, seppur con risultati qualitativamente non straordinari, già dalla gara con il Torino, si è deciso di optare per il 4-3-3 (trasformatosi, col Sassuolo, al momento dell'ingresso di Luiz Adriano, in un 4-4-2 decisamente offensivo). L'elemento che sembra aver maggiormente beneficiato del cambio di modulo è Alessio Cerci, tornato a cimentarsi nelle sue zone di naturale competenza e a provare (talvolta con successo) accelerazioni che pensavamo con fossero più nel suo repertorio. Per quanto riguarda Bonaventura, nessun commento, solo infinita ammirazione. Riguardo al centrocampo, le note sono sempre le stesse: fatica abnorme a rendere la manovra un minimo scorrevole e qualità insufficiente (ma qui non è una questione di modulo...). Difensivamente parlando, sarà un caso e aspettiamo prove più significative, ma la coppia Romagnoli-Alex sembra funzionare discretamente bene; poche occasioni da gol offerte agli avversari nelle ultime due uscite e reti al passivo solo a causa di evidenti errori dei portieri. Chiaro, parliamo di un brodino ma con l'arrivo del freddo è pur sempre meglio di niente.
Al momento, relativamente al reparto offensivo, sembrano però essere carenti le alternative ai titolari. Niang (tendenzialmente perfetto per il 4-3-3) è appena tornato in gruppo ad allenarsi, Balotelli (riserva di Bacca o da affiancare a Bacca nel 4-4-2) è ai box per il persistere del problema di pubalgia, Ménez sarà assente fino al 2016. Verosimilmente, in caso di necessità, si cercherà di sfruttare al massimo la possibilità di utilizzare il 4-4-2 con Luiz Adriano, nella posizione di seconda punta, e la duttilità tattica, per le fasce, di Poli, Bertolacci, Kucka e Honda.
Inutile ricordare la delicatezza della sfida casalinga contro il Chievo (ammesso e non concesso che da qui a fine stagione ce ne possano essere di gare non delicate...). Vincere permetterebbe ai giocatori di alleggerire la pressione dell'ambiente, soprattutto dei tifosi della Curva, su di loro. E anche di respingere quell'aria di sfiducia che soffia dalla proprietà. "Come siamo ridotti male noi al Milan", si sarebbe fatto scappare Silvio Berlusconi al termine di Milan-Sassuolo nello spogliatoio degli avversari di giornata. Anche se è, forse, la frase più sincera e obiettiva detta negli ultimi anni dal presidente, come metodo per motivare i propri dipendenti non sembra proprio il massimo. Meglio rivolgere l'attenzione ad una altra citazione: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" diceva Giampiero Boniperti. Quanto aveva ragione e quanto basterebbe vincere e basta.
Matteo Forner
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