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MALDINI: “Berlusconi era un genio, ma non mi vuole. Milan? Ecco cosa farei..”

Paolo Maldini, ex capitano del Milan
Paolo Maldini, intervistato da Sky per I Signori del Calcio, parla a 360 gradi: Berlusconi, Galliani,il Milan, Mihajlovic, la Nazionale, Conte.E molto altro

Redazione

Intervistato da Sky Sport per 'I Signori del Calcio', l'ex storico capitano del Milan e della Nazionale, Paolo Maldini, si confessa a 360 gradi. Ecco le sue parole:

Sui progetti di vita: "Ho scelto una vita più privata e familiare, meno esposta. Ma se non sei sui giornali, sembra che una persona non stia facendo niente, non è così. Ho avuto la possibilità di scegliere il mio futuro e ho scelto questo tipo di vita. Prima ero molto impegnato con la squadra".

Se ha mai perso la pazienza e la calma? "Forse nel 2002, dopo il Mondiale. Non è stato bello com'è finita quella esperienza . La stampa mi ha tartassato e un giornalista addirittura mi chiese se mi sentissi un raccomandato. Andai via.

Sul suo addio al calcio e i fischi: Non me lo aspettavo e quella cosa mi ha allontanato dal mondo del calcio. Nessuno nel club ha preso una posizione, non è stata una cosa molto carina. Forse è stato il sigillo alla carriera".

Se serba rancore: "No, forse all'inizio. Quando sei giovane, non conti fino a dieci e reagisci subito. Ma poi ti passa. Per esempio: con Capello ho condiviso gran parte della mia carriera, ma all'ultimo anno al Milan abbiamo litigato, quasi a metterci le mani addosso. Mi ha mancato di rispetto, credeva che l'avessi tradito. Ma non era così, l'ho odiato per qualche mese, poi mi è passata".

Sulla Nazionale, la gara con la Corea del Sud: "Forse la rigiocherei, sapevo che poteva essere la mia ultima gara in Nazionale. Ma è andata così. Non posso certo lamentarmi, anche se non ho vinto nulla. Ci sono stato vicino nel 94, ma va bene così".

Sulla Nazionale di Conte e l'Europeo? "Io credo molto in Conte e nelle sue squadre. Ha fatto un ottimo lavoro e credo che verrà maggiormente fuori dopo il ritiro pre-Europeo, quando lavorerà qualche giorno con la squadra. Ci sono squadre più forti, ma non è detto che l'Italia non possa emergere".

Sui difensori, razza in estinzione: "E' vero. Quelli bravi sono pochissimi, in tutto il Mondo, non solo in Italia. Stanno diventando merce rara e pregiata. Ora tutti giocano all'attacco, ma si dimenticano di difendere. Nel calcio serve anche equilibrio. E con i ragazzi si lavora poco in fase difensiva".

Se tifava Juventus da bambino: "Sì mi piaceva molto la Juve da ragazzino, perchè vidi il Mondiale di Argentina '78 e c'erano tanti juventini in Nazionale. Se i bianconeri mi hanno cercato spesso? Pensa che una volta la Juve mi corteggiò anche durante un intervallo. Non c'era ancora Berlusconi, anche allora le mie intenzioni erano chiare. Mi sarebbe piaciuto vincere col Milan, sono stato ripagato".

Su Romagnoli: "Lui e Rugani sono i più promettenti. Rugani ha avuto un grande maestro come Sarri, ma deve imparare ancora molte cose, forse è giusto che non giochi ancora con continuità. Bisogna puntare su loro due. Il più forte resta Barzagli, ha esperienza e senso della posizione. Il migliore al momento è lui".

Sulla difesa del Milan, piena di italiani, come ai suoi tempi: "E' sempre difficili fare paragoni. Era un'altra epoca, Sacchi arrivo e si trovò la difesa già fatta. Giocavamo tutti da almeno un paio d'anni ed eravamo pronti per il salto di qualità. Adesso c'è un'altra situazione, ma i ragazzi hanno mostrato personalità".

Mihajlovic? "Non è facile arrivare in una squadra come il Milan, con un passato così glorioso. Milanello, San Siro, il Milan, pesano. Per i giocatori, per gli allenatori, per tutti. Non condividevo l'idea di prendere due esordienti in un momento delicato come quello degli anni scorsi. Trovo siano state scelte azzardate. Anche se poi Seedorf ebbe dei risultati incredibili. Però c'è bisogno di un elemento di rottura. E Mihajlovic lo è".

Sull'assetto societario del Milan e il suo futuro: "Noi eravamo una grandissima squadra, anche perchè c'era il rispetto dei ruoli. Ora non è più così. non è facile mantenere la propria indipendenza di pensiero. E' troppo facile dire alle persone a cui vuoi bene, sei bravo. E' più difficile e scomodo invece assumere una posizione critica, ma nei riguardi del Milan è un atto d'amore, nient'altro. Verso quella società ho tanto affetto".

Se ha stima per Berlusconi: "Sì, ho conosciuto un genio. Una persona che arrivava dieci anni prima di altri su alcune cose. Quando arrivò, faceva sorridere. Voleva costruire la squadra più forte al mondo, in pochi lo presero sul serio. Poi invece con la programmazione siamo riusciti a vincere tutto. Ora sono tempi diversi, la strada non è chiara come prima. Gli investimenti non sono quelli di prima".

Su Galliani e i dissapori con l'AD: "Non credo ci siano dissapori, ci sono sempre state opinioni e vedute diverse. Quelle restano, ma è giusto così. Io ero capitano e lui amministratore delegato. L'obiettivo era comune, ma la visione sulla gestione era diversa. Non mi sono mai nascosto. Non è detto che un campione debba lavorare nel club. Il Milan ha avuto la fortuna di avere tanti calciatori fortissimi, ma non si è proseguito nel dare un minimo di tradizione per ricordare il passato e il Milan di una volta. Come hanno fatto Barcellona, Bayern e Real Madrid".

Se si sente una figura ingombrante? "Non so, mi hanno chiamato chiamato Leonardo, Allegri, Seedorf, Barbara Berlusconi. Tutti per coinvolgermi in loro progetti. A me fa piacere e se posso ridare qualcosa a un club che mi ha dato tanto, molto volentieri. Ma voglio decidere con la mia testa. Sembra complicato o una situazione che possa creare scompiglio".

Su Barbara Berlusconi e un suo possibile ingresso in società: "Mi contattò, ma il presidente Berlusconi ha fatto altre scelte. Non vedo e sento il presidente da anni, per questo non mi sono mai sentito vicino al rientro. Non l'ho mai sentito, forse dall'ultima gara che ho giocato".

Se fosse il presidente per un giorno, cosa farebbe? "Serve un progetto per tornare grandi, investimenti e idee. Anche gente che sappia di calcio, considero Galliani un grandissimo dirigente ma probabilmente è un po' carente nella zona calcistica. Lì dovrebbe essere affiancato, nel decidere e valutare calciatori".

Su cosa farà da grande? "Ora mi godo la vita, ho fatto tutto col cuore. In futuro vedremo, non lo so".