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E’ passato ormai un mese dalla presentazione di Siniša Mihajlović a Casa Milan. Il neo tecnico rossonero, dopo solo 60 giorni di lavoro, ha conquistato praticamente tutto l’ambiente milanista. I risultati in questo precampionato stanno certamente aiutando, ma a prescindere da questo, il serbo sta conquistando la stima di tutti con il suo lavoro e le sue idee. Le sue parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport nei giorni scorsi, “Il talento non batterà mai le regole. I giusti comportamenti ti portano alla vittoria, quelli sbagliati ti portano alla sconfitta. E attenzione: questo vale prima di tutto per me”, fanno capire la coerenza dell’ex tecnico della Sampdoria, che prima di pensare alla tattica e alla tecnica, mette in primo piano la necessità di creare un gruppo compattato e coeso, in cui le regole devono essere rispettate da tutti. Si può sbagliare un passaggio o un tiro, ma i comportamenti concordati nello spogliatoio devono essere applicati alla lettera, senza nessuna eccezione.
Ecco perché non si può che confrontarlo con il suo predecessore: Filippo Inzaghi. Pippo, dopo che è stato esonerato ufficialmente il 16 giugno scorso, è stato più volte chiamato indirettamente in causa: Le parole di Silvio Berlusconi al raduno rossonero, “Al Milan l'anno scorso è mancata la consapevolezza delle proprie possibilità, si è adeguato agli avversari senza imporsi”, le parole di Siniša, “I ragazzi non sono abituati a questa intensità” a margine dell’amichevole contro il Legnano a Solbiate Arno, le dichiarazioni di Cerci e quelle dell’attuale tecnico della Primavera, Cristian Brocchi, “Pippo è ed è stato sempre un amico, anche se mi è dispiaciuto in alcuni momenti non aver avuto il rapporto che abbiamo sempre avuto durante la nostra esperienza da calciatori. Anche solo il fatto di avere uno scambio di vedute, di aiuti, poteva essere un valore aggiunto”, sono tutte frecciate all’ex tecnico rossonero, che evidentemente, nonostante tutta la voglia messa, non è riuscito da tecnico a farsi amare dal gruppo, dallo staff e dalla società.
Probabilmente SuperPippo ha pagato l’inesperienza nel gestire al suo primo anno in Serie A, una squadra top come il Milan. Sinia, invece, non ha questi problemi: l’esperienza è tanta e sin dai primi momenti di questa avventura rossonera, ha dimostrato di farsi rispettare dal gruppo e di avere delle idee belle chiare su come risollevare il club rossonero, infatti non solo riesce a caricare i giocatori, ma anche tutto lo staff e i dipendenti di Milanello, come ha fatto in occasione del prepartita contro il Legnano, per ottenere il massimo da tutti e concentrarsi su un unico obiettivo comune: quello di tornare grandi.
Anche i risultati parlano da soli: come non ricordare le sconfitte 0-3 contro l’Olympiacos e l’1-5 contro il Manchester City, subite da Inzaghi nel precampionato e invece i recenti risultati della squadra milanista contro l’Inter (1-0) e Real Madrid (0-0). E’ evidente di come fin dalla prime amichevoli, ci sia un’attenzione diversa e la convinzione che le idee di Siniša possano portare lontano, da parte di tutto il gruppo. Mihajlović e Inzaghi. Il presente e il passato del Milan in costante confronto.
Salvatore Cantone
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