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MIHAJLOVIC, parole di resa che lasciano basiti

Donato Bulfon

Parole di resa quelle di Sinisa Mihajlovic nel post gara di Milan-Napoli. La squadra non ha gioco e personalità, difficile recuperare la situazione.

Sinisa Mihajlovic è da sempre un guerriero. Uno che ha sempre lottato per raggiungere i propri obiettivi con il lavoro e il sudore. Ha un carattere forte, Sinisa. E forse è stato chiamato a guidare il Milan anche per questo motivo. Ma raddrizzare una squadra che viene da anni di fallimenti, sconfitte, brutte figure, beh forse è dura anche per lui.

Aveva ragione Mihajlovic nella conferenza pre partita, Milan-Napoli sarebbe stata la partita della svolta. Per il Napoli però. I partenopei hanno fatto il Milan, hanno giocato da padroni a San Siro, dominando e facendo vedere quel calcio spumeggiante che la proprietà rossonera vorrebbe dalla propria squadra. Una partita troppo brutta per essere vera, o troppo vera da sembrare uno scherzo. Una squadra che non ha nulla del proprio tecnico. Nulla, e sono già passati tre mesi. Le parole a fine gara sembrano il segnale di una resa, proprio da chi non ci se lo sarebbe mai aspettato.

"Questo è il miglior Milan che potessi mettere in campo", glissa il tecnico serbo. Un frase ad effetto, ma che, in effetti, potrebbe racchiudere la cruda e vera realtà. I nomi sono quelli, voluti e avallati dallo stesso Mihajlovic. Ma forse qualcosa non è scattata, forse c'è bisogno di più tempo, ma la piazza rossonera non aspetta, la maglia pesa e pesa anche per quello. La dirigenza si stringe attorno al suo tecnico, Sinisa non è affatto in discussione, ma la preoccupazione sale e il presidente Berlusconi non è contento.

In questo momento, agli occhi dei tifosi e degli addetti ai lavori, Mihajlovic sembra impotente, con un'incapacità che non si capisce bene da cosa sia causata. Sinisa ha parlato spesso di un problema di testa, di una personalità che ancora non c'è. Ed in campo le sue parole si convertono in gambe molli e poche motivazioni, lui che è un motivatore nato. Quella del Milan sembra una sindrome irreversibile, cronica e Mihajlovic ha paura che la squadra sia vicina ad arrivare al punto di non ritorno. Ora per fortuna ci saranno due settimane di sosta, necessarie come il pane per mettere a posto idee e parole e indirizzarle verso la sponda giusta. Perchè il Milan non può essere quello visto in queste prime sette gare di campionato, e Mihajlovic lo sa. Ora ci vuole calma e sangue freddo, ma anche forza per ripartire da zero e resettare tutto.

Bisogna provarci, ne va del futuro del Milan e dell'amore dei tifosi. Sinisa deve tornare il guerriero, il combattente che tutti conosciamo. E trasformare la squadra a sua immagine e somiglianza.