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MILAN, e se avesse ragione Sacchi?

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan
L'ex allenatore rossonero Arrigo Sacchi ha visto dei miglioramenti nella prestazione del Milan a Torino: da dove ripartire per costruire un futuro vincente?

Daniele Triolo

Sabato sera, il Milan è uscito dallo stadio 'Olimpico' di Torino con un pareggio, il primo stagionale, che ha in qualche modo frenato l'emorragia di sconfitte (erano già due consecutive, rimediate contro Genoa e Napoli) e fatto respirare la squadra di Siniša Mihajlović, ancora stabilmente fissa nella parte destra della classifica di Serie A. L'1-1 di Torino è stato commentato anche da un grande ex allenatore rossonero, Arrigo Sacchi, uomo che ha rivoluzionato il calcio della fine del secolo scorso, notoriamente molto critico e puntiglioso.

Invece, a sorpresa, , tornati per altro a segnare in trasferta dopo i tre gol rifilati all'Udinese il 22 settembre scorso: “Non si poteva pensare che il Milan, di colpo, potesse cambiare completamente dopo la sconfitta pesante contro il Napoli – ha esordito Sacchi -. Tuttavia i rossoneri hanno fatto vedere di essere in ripresa. Purtroppo, dopo il gol hanno avuto paura e c’è stato un cambio di atteggiamento troppo repentino. In ogni caso la squadra è stata più ordinata e ha fatto più pressing. La difesa è stata protetta meglio. Nel complesso ho visto un miglioramento”.

Incredibile ma vero. Nonostante gli 8 punti di distanza dalla vetta, i 7 dal secondo posto, ed i 5 dal terzo, con la seconda peggior difesa del campionato (14 reti subite in 8 giornate), ed una vittoria che manca, in casa rossonera, proprio dalla trasferta di Udine, Sacchi ha intravisto dei sensibili miglioramenti nella prestazione del “suo” Milan. E se avesse ragione l'ex CT della Nazionale? Cerchiamo di capire il perchè. L'allenatore di Fusignano, oggi opinionista, ha visto più ordine, più pressing, ed una difesa più compatta. Effettivamente, analizzando bene la partita contro il Torino, si può vedere come i rossoneri, a conti fatti, per oltre 70' abbiano rischiato poco e niente. E dire che i granata, in attacco, schieravano calciatori di ottima caratura quali Maxi López, passato anche da Milanello, e Fabio Quagliarella. A centrocampo, poi, il terzetto proposto da Mihajlović ha svolto con diligenza i compiti assegnati, facendo da 'schermo protettivo' davanti la retroguardia, schierata come di consueto a quattro, e, ad onor del vero, facendo registrare dei progressi anche nei singoli. Andrea Bertolacci, autore dell'assist per il gol del momentaneo vantaggio siglato da Carlos Bacca, è apparso in crescita in confronto le ultime, deludenti prestazioni; Riccardo Montolivo, per almeno un'ora, ha dettato i tempi del gioco rossonero, e (favorito anche dalla poca pressione del centrocampo di Giampiero Ventura), ha fatto il bello ed il cattivo tempo, con una veloce circolazione del pallone sugli esterni. Il capitano, inoltre, si è anche presentato alla conclusione, neutralizzata non senza difficoltà dal portiere del Toro, Daniele Padelli. E che dire di Juraj Kucka, centrocampista di quantità (molta) e qualità (discreta), che corre e pressa sempre per due, e rivelatosi, finora, un acquisto estivo particolarmente indovinato. Pagato, tra l'altro, soltanto 3 milioni di euro.

In attacco, Carlos Bacca, nonostante non avesse smaltito completamente il fuso orario, è entrato ed ha timbrato il cartellino al primo pallone toccato: il colombiano sta mantenendo le medie realizzative fatte vedere nella Liga spagnola (un gol ogni due partite), e si candida per divenire titolare inamovibile nello scacchiere tattico di Mihajlović. Giacomo Bonaventura è sempre tra i migliori in campo, funziona in ogni posizione lo si schieri, segna e fa segnare. Su cosa, allora, il Milan deve lavorare per ritornare a vincere? Mihajlović deve operare sulla testa dei giocatori, al fine di neutralizzare quegli errori individuali (vedi l'incertezza di Diego López a Torino sul gol di Baselli) che costano, ogni volta, alla squadra rossonera punti e credibilità. Il ragionamento, vale, naturalmente, per i frequenti svarioni accusati finora a turno da Alessio Romagnoli, Cristián Zapata e Rodrigo Ely. Vanno poi riviste le prestazioni di alcuni singoli, su tutti Alessio Cerci e Luiz Adriano. L'esterno italiano, da 10 mesi al Milan, non riesce ad imbroccarne una giusta: è vero che gioca molto lontano dalla porta, ma è anche vero che non riesce quasi mai a saltare l'uomo, ed a fornire l'assist o lo spunto vincente per un suo compagno. Il brasiliano, invece, sta esaurendo tutti i bonus concessigli dall'allenatore serbo, ultimo tra i quali il match di Torino: da un attaccante arrivato a Milano con la fama, e lo score realizzativo, da top player, ci si aspetta davvero molto di più.