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MILAN, HONDA flop, tanto sacrificio e pochi guizzi. Ma quanti fischi

Daniele Triolo

Non riesce ad ingranare la marcia Keisuke Honda, trequartista giapponese nel mirino della critica: ci mette impegno, ma le sue prove sono sempre incolori

Molto probabilmente, senza voler mancare di rispetto alla sua enorme professionalità, Keisuke Honda, in questo momento, gioca titolare nel Milan esclusivamente per mancanza di alternative. Il 29enne trequartista giapponese, prelevato dai rossoneri a parametro zero nel gennaio 2014 dal CSKA Mosca dopo un inseguimento durato mesi, sarebbe dovuto diventare, in breve tempo, uno dei trascinatori del Diavolo: simbolo di una rinascita che, ancora oggi, tarda ad arrivare. L'investitura ufficiale gli fu data, nel corso di una maestosa conferenza stampa di presentazione, con la consegna dell'ambita maglia numero 10 del Milan, ma, ad oggi, il nipponico non ha mai saputo onorarla come avrebbe meritato.

Erano stati illusori i suoi esordi con la compagine meneghina: al 'Mapei Stadium' di Reggio Emilia, contro il Sassuolo, al suo primo impatto con la Serie A italiana, gioco discretamente bene centrando un palo sfortunato nell'ultima gara di Massimiliano Allegri sulla panchina rossonera. Qualche giorno più tardi, con Mauro Tassotti a guidare la squadra, Honda andò a rete in Coppa Italia contro lo Spezia, lasciando presagire grandi cose. Così non è stato, e dell'estroso mancino si è persa traccia fino al successivo aprile, quando, con un guizzo tanto isolato quanto estemporaneo, contribuì alla vittoria del Milan nel 'Ferraris' rossoblù. Il Milan gli ha 'perdonato' lo scarso profitto dei primi mesi, essendo Honda proveniente da un campionato, quello russo, abituato a tutt'altro tipo di ritmo, e che si disputa in un periodo differente da quello italiano. In virtù di questo, Honda avrebbe potuto pagare dazio ad una preparazione atletica non ottimale ed al fatto di non aver trascorso neanche un giorno di pausa e/o ferie.

L'anno scorso, azzerati in partenza questi handicap, Keisuke Honda è effettivamente partito alla grande, realizzando 6 reti nelle prime 7 giornate di campionato, dimostrando come, se in forma e concentrato, possa dare molto alla causa rossonera. Soltanto che, come al solito, non ha dato seguito ad un inizio spettacolare con prestazioni positive e costanti nel tempo. Ed allora, dal pubblico di 'San Siro', sono cominciati a piovere i primi fischi, ad emergere le prime incertezze, sul reale valore del giocatore nipponico e sulla sua effettiva utilità alla causa rossonera. Sul terreno di gioco, in ogni partita nella quale è chiamato in causa, Honda ci mette sempre tanto impegno e dedizione, ma i risultati non sono quasi mai all'altezza, nemmeno di una sufficienza stiracchiata. A volte, lo accusano dagli spalti del 'Meazza', sembra di giocare con uno in meno. Il giapponese rincorre l'avversario, e ci mette l'anima, ma non riesce ad incidere come potrebbe. E come dovrebbe.

Anche ieri sera, contro il Palermo, Honda ha tentato di andare via tre volte in dribbling, riuscendoci in tutte le circostanze. Ma è troppo poco, tutto ciò non può bastare. Ieri ha provato anche tre volte la battuta a rete, centrando una sola volta lo specchio della porta, senza creare grandi grattacapi al portiere del Palermo, Stefano Sorrentino. A fare da contraltare a questo score piuttosto deficitario, addirittura nove palle perse, un quantitativo troppo grande per chi, al contrario, quei palloni dovrebbe giocarli con classe per mettere i compagni d'attacco nelle migliori condizioni per battere a rete. Quando è uscito, al 79', rilevato da Andrea Poli, si è sentito qualche applauso per Honda, che ha abbandonato il prato verde con la maglia sudata, ma, soprattutto, tanti fischi da parte di un pubblico che non lo ha mai amato e che difficilmente gli si affezionerà. Salvo miracoli sportivi. Il problema reale del Milan è che il Suso finora 'ammirato' in maglia rossonera non riesce ad insidiargli il posto: spetta a Honda, quindi, cercare di dare una sterzata decisiva al suo percorso rossonero se vuole sperare di continuare a godere almeno della considerazione del tecnico Siniša Mihajlović. Il rientro di Jérémy Ménez è infatti dietro l'angolo, ed il mercato di gennaio non è poi così lontano.