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MILAN INDEGNO, L’IRA DI BERLUSCONI: AVEVA GIA’ ESONERATO INZAGHI, POI..

Daniele Triolo

Ieri sera, allo stadio ‘Friuli‘ di Udine, il Milan di Filippo Inzaghi ha toccato il punto più basso della sua deludente stagione. Squadra molle, senza grinta, senza carattere e senza identità. Il gioco? Quello, nel corso...

Ieri sera, allo stadio 'Friuli' di Udine, il Milan di Filippo Inzaghi ha toccato il punto più basso della sua deludente stagione. Squadra molle, senza grinta, senza carattere e senza identità. Il gioco? Quello, nel corso dell'anno, lo si è visto soltanto a sprazzi. E senza mai troppa convinzione. Figurarsi se avesse potuto palesarsi così, all'improvviso, soltanto perché la sfida ai bianconeri di casa rappresentava l'ultima gara utile per continuare perlomeno a cullare un minimo di speranza di qualificazione in Europa League.

Un Milan brutto, “il peggiore della stagione”, a detta del suo stesso allenatore, il quale in questo triste campionato per i colori rossoneri si è contraddistinto più che altro per le sue fantasiose scusanti ed i traballanti alibi forniti alle prestazioni dei suoi ragazzi che per la reale impronta lasciata sull'impianto di gioco del Diavolo: tralasciando la rete annullata nella prima frazione di gara ad Antonelli, il primo tiro verso lo specchio della porta difesa da Karnezis è arrivato all'85', in maniera piuttosto occasionale, ed appena pochi istanti prima dell'inutile, seconda rete in campionato di Giampaolo Pazzini.

Il Milan di Udine non ha creato praticamente niente, cedendo immediatamente le armi agli avversari, reduci da un periodo di crisi ed alla disperata ricerca di punti salvezza, e non dando mai, per tutta la durata dell'incontro, la reale sensazione di voler provare dapprima a vincere la partita, e nella ripresa a raddrizzarla. Per sintetizzare, una squadra indegna. Indegno è l'allenatore Filippo Inzaghi, che continua a godere, presso la società e la tifoseria, del 'bonus' maturato nella sua lunga, vincente e proficua carriera da centravanti rossonero: fosse stato un altro al suo posto, con questi risultati e questa 'filosofia di gioco', che tanto stride con l'ormai leggendario diktat berlusconiano del 'bel giuoco', sarebbe già saltato da un bel pezzo.

Ma indegno è anche il gruppo di atleti: in campo, infatti, non va dimenticato, ci vanno i calciatori. E ieri, al 'Friuli', si è avuta la netta impressione che ognuno giocasse per sé, per la sua personale vetrina, anziché per perseguire un obiettivo comune. Suso si è squagliato come neve al sole dopo la positiva prestazione nel derby, elementi come Mexès e De Jong giocano più che altro per strappare un contratto più remunerativo presso altra società, altri come Paletta si infortunano con una costanza piuttosto inquietante. E chi è in prestito (Cerci, Destro, tanto per fare due nomi) sembra già mentalmente lontano dall'universo Milan.

Su queste basi, difficile costruire una squadra decente. Voci di corridoio avevano dato Inzaghi per esonerato ieri sera alle 20.00, con Berlusconi infuriato per l'ennesima prestazione indecorosa della sua creatura; poi, il solito intervento di un Adriano Galliani in versione 'mediatore di pace' ha rinviato l'addio al prossimo 30 giugno. Anche perché, quello che sembra adesso più importante per il futuro del Milan, e lo hanno capito anche i tifosi, avviene nelle stanze del potere più che sul terreno di gioco. Questo, però, non dovrà fornire l'ennesimo alibi al Milan per continuare ad infangare il suo nome e la sua storia: urge una scossa, e se il passivo Inzaghi non sarà in grado di garantirla, ben venga la temporanea promozione di Mauro Tassotti ed il lancio, nelle ultime giornate, di validi elementi del vivaio quali Felicioli, Calabria, Mastalli e Mastour. A conti fatti, pensate possa andare peggio di così?