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MILAN, la sfortuna di Sinisa Mihajlovic

Redazione

Arrivato al Milan in un particolare momento storico della società rossonera, Mihajlovic è stato costretto ad innaffiare un arido terreno e poi coltivare…

Nella professione di allenatore c’è una legge non scritta che però è palese anche a chi non è un esperto o è poco propenso ad appassionarsi a questo sport: gran parte di questo lavoro si basa sulla rendita.

Cosa si intende affermare con questa frase? In parole povere che, se il tuo predecessore ha lavorato bene, costruendo basi solide e creando coesione all’interno del gruppo, il suo successore non avrà problemi nel proseguire la sua opera riuscendo ad entrare nella dinamiche di una squadra solida e che ha un modulo di gioco consolidato ed efficace. L’esempio lampante è quello dell’eredità lasciata ad Allegri da Conte; tolta questa parentesi di inizio campionato, in cui la Juventus ha risentito di un sorprendente calo di rendimento in campionato, i bianconeri nella passata stagione si sono resi protagonisti di un escalation di traguardi, ad un passo dalla conquista del triplete. Allegri è stato bravo nel continuare l’opera iniziata dal tecnico pugliese ma senza le basi gettate dall’attuale commissario tecnico della nazionale questo non sarebbe probabilmente successo.

Che questo sia uno dei motivi della attuali difficoltà di Sinisa Mihajlovic? Escludendo il valore del tecnico serbo, ultimo rede della scuola di Vujadin Boskov, a luglio ha preso le redini di una squadra reduce da due stagioni in cui si sono avvicendati tre allenatori che non hanno lasciato traccia del loro lavoro, se non hanno aumentato la sensazione di sbandamento dei giocatori, costretti a cambiare tattica e modulo in pochi mesi (i repentini cambi di strategia con sostituzioni non prima dello scadere degli 80 minuti di Allegri, il 4-2-3-1 di Seedorf aggressivo ma poco contenuto in difesa, il 4-3-3 di Inzaghi con falso nueve e con un centrocampista di contenimento in mezzo al campo).

Tutte queste dinamiche non stanno favorendo l’evolversi della carriera in rossonero dell’ex tecnico doriano ma è anche vero che gli deve essere concesso di lavorare, sbagliando anche e ricordando che di fronte a sé ha un deserto da coltivare. Sarà il tempo a dirci se sarà stato un bravo giardiniere.

Giovanni Pesce