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MILAN, MANCANO IDENTITA’ E CENTROCAMPO

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“Saremo una squadra di diavoli, i nostri colori saranno rosso come il fuoco e nero come la paura che incuteremo agli avversari”, recitava lo slogan della nascita del Milan nel lontano 1899. Probabilmente oggi Herbert Klipin, il primo capitano...

Redazione

“Saremo una squadra di diavoli, i nostri colori saranno rosso come il fuoco e nero come la paura che incuteremo agli avversari”, recitava lo slogan della nascita del Milan nel lontano 1899. Probabilmente oggi Herbert Klipin, il primo capitano del club rossonero che pronunciò queste parole si starà chiedendo, come d’altronde ogni tifoso medio: ma il Milan dove è finito? E’ innegabile che una crisi d’identità ha travolto la squadra. Una crisi che in molti addossano al povero Filippo Inzaghi, invecchiato di 10 anni rispetto a qualche mese fa. Ma viene da chiedersi, è giusto parlare di colpe? E allora diventa chiaro che il problema non è l’allenatore, bensì i giocatori che questi ha a disposizione. Tralasciando qualsiasi giudizio sui meriti e i demeriti della rosa, riguardando le ultime partite, ciò che manca al Milan è un centrocampo che possa definirsi tale. Non a caso contro il Cesena sono stati portati a casa 3 punti, perché Inzaghi, prediligendo il 4312 con Bonaventura centrocampista totale, ha dato più copertura del campo. Certo, sarebbe azzardato sperare in un ritorno della linea mediana di Sacchi. Bei tempi quando i registi del centrocampo erano Frankie Rijkaard, Evani e il suo tocco letale sulle punizioni. Come non rimpiangere i dribbling secchi di Donadoni? Per non parlare delle geometrie perfette di Ancelotti? Lo stesso, che anni dopo in veste di guida del Milan, fece del centrocampo il suo punto di forza. Allora a dettare i ritmi del gioco era Andrea Pirlo, appoggiato dal fine palleggio di Sedorf e dai formidabili assist del trequartista Manuel Rui Costa - un vero e proprio numero 10 - e da Gattuso, autentico guerriero rossonero. Un centrocampo, insomma, invidiabile, ricco di giocatori creativi e tecnici.Ma poi, cosa è successo? Nella stagione 2010-2011, l’anno dell'ultimo scudetto, la svolta operaia, con un centrocampo di minore qualità e maggiore sostanza. La presenza però di un giocatore come Ibrahimovic, permise ad Allegri di sopperire a tale mancanza. Gattuso e Sedorf erano ancora presenti, pur con qualche anno in più e sul viale del tramonto. Al posto di Pirlo, infortunato prima e non rinnovato dopo, era entrato in campo Van Bommel: era stato prediletto un giocatore di rottura. Fu proprio questa scelta a decretare il tramonto di una stagione, in cui il centrocampo era insieme attacco e difesa. Oggi, e questo è un fattore innegabile, il centrocampo del Milan è poco tecnico e poco aggressivo, quasi mediocre. Le ultime strategie di mercato  – sicuramente poco finanziate - non hanno contribuito a sistemare la situazione: qualche acquisto in più, ma nessuno in grado di fare di fare la differenza. Poi sono arrivati gli infortuni. Così, in attesa che rientrino tutti, non si può far altro che attendere il Milan di una volta. Quello capace di incutere timore. Chiara De Luca @chiaradeluca90

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