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MILAN, Montolivo e Bertolacci: le due facce del centrocampo

Daniele Triolo

Riccardo Montolivo si limita al compitino. E dovrebbe essere il trascinatore. Andrea Bertolacci in continua crescita: le due facce del centrocampo rossonero

Ieri sera, grazie ad un gol di Luca Antonelli ad inizio ripresa (pregevole l'assist in area del colombiano Carlos Bacca), il Milan di Siniša Mihajlović ha vinto la sua partita consecutiva in campionato, la prima senza reti al passivo, ed è tornato nella parte sinistra della classifica, toccando quota 16 punti: la zona Champions League, adesso, per quanto obiettivo difficile da raggiungere, è distante soltanto 5 punti. La squadra migliora, partita dopo partita, sembra assimilare sempre di più gli schemi dell'allenatore serbo, subisce poco e crea molto: contro i clivensi, per esempio, il risultato avrebbe potuto essere più rotondo se, nella ripresa, i rossoneri non avessero sprecato almeno 3-4 palle gol colossali.

Per il momento, il Diavolo vince con cuore, testa e, come detto da Antonelli nell'immediato post partita, “palle”. Il gioco, si spera, verrà con il tempo e, chiaramente, con il recupero di alcuni giocatori, specialmente gli attaccanti, fermi ai box per infortunio. Il gioco, però, passerà anche e soprattutto dal centrocampo, vero motore di una squadra, settore dal quale dovranno necessariamente nascere e svilupparsi le azioni più importanti della squadra rossonera. Dopo un periodo di iniziale assestamento, fatto di continui cambi alla ricerca del miglior terzetto, Mihajlović (in attesa di passare al 4-4-2, e logicamente, rivedere ancora una volta l'assetto di base), ha individuato in Riccardo Montolivo, Juraj Kucka ed Andrea Bertolacci i suoi 'titolari'.

Contro il Chievo, dopo un primo tempo piuttosto apatico, lo slovacco Kucka ha dato il meglio di sé nella ripresa, garantendo fisicità, tecnica, e pericolosità in zona gol. La nostra attenzione, però, si focalizza sul playmaker rossonero, Riccardo Montolivo, e sull'acquisto più atteso, Andrea Bertolacci, che in estate è stato prelevato dalla Roma per ben 20 milioni di euro. Dopo aver vinto, sin dal derby contro l'Inter (13 settembre scorso), il ballottaggio con Nigel De Jong per chi dovesse giocare davanti la difesa, Montolivo aveva inizialmente convinto nel ruolo di regista, facendo vedere tanto a Mihajlović quanto ai tifosi di essere rinato, e desideroso di fornire al Milan quell'apporto decisivo in una zona del campo dove il Diavolo, da qualche anno a questa parte, fa fatica a trovare i giusti interpreti. Da qualche partita, però, il capitano si limita al 'compitino': non che le sue prestazioni scendano sotto la sufficienza, ma da Montolivo, visto il ruolo cruciale in cui gioca, la fascia che indossa, e per il peso che dovrebbe avere nello spogliatoio, ci si deve aspettare legittimamente molto di più.

Montolivo, soprattutto, difetta sotto il punto di vista della personalità. Spesso, il 30enne ex centrocampista di Atalanta e Fiorentina non sembra essere l'elemento ideale per trascinare il Milan verso i più alti obiettivi. Un problema, questo, che si trascina sin dagli esordi della sua carriera: gran piede, ottima tecnica, Montolivo tende a nascondersi quando il gioco si fa duro. Urge un rapido cambiamento, nella testa prima che nella velocità di gambe. Dall'altra parte, invece, è sinceramente bello prendere nota dei continui progressi di Bertolacci il quale, dopo un mese e mezzo difficile (un po' per l'ambientamento in una grande squadra come il Milan, un po' per via di un paio di fastidiosi infortuni), sta gradualmente facendo intravedere le qualità per cui Adriano Galliani, in estate, ha saldato, piuttosto profumatamente, la Roma proprietaria del suo cartellino.

Bertolacci corre di più, pressa con intensità, si inserisce sempre più frequentemente dalle retrovie, aiuta la difesa e sostiene l'attacco. In posizione da intermedio, si sta trovando sempre a più agio nei meccanismi di gioco rossoneri: sin dalla partita contro il Torino, aveva mostrato lampi del vero Bertolacci, con l'assist che aveva mandato in rete Carlos Bacca; poi, nei 20' disputati contro il Sassuolo, e, ieri, al cospetto del centrocampo del Chievo, il numero 91 rossonero ha cominciato a strappare i primi, veri applausi dell'esigente pubblico di 'San Siro'. Se son rose, fioriranno.