Rispetto a inizio stagione, il Milan ha cambiato modulo e, soprattutto, atteggiamento complessivo. Lo spirito rinunciatario, timoroso, quasi intristito, che aveva avuto il suo culmine nella sconfitta 0-4 contro il Napoli, è stato completamente ribaltato. A cominciare da quella partita infausta, Mihajlović ha rivoltato la sua squadra, trasformandola da prevedibile e sfiduciata a concentrata e solida.
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MILAN, Montolivo lo aveva detto
Se il cambiamento tattico ha influito – il passaggio dal modulo col trequartista al 4-3-3 ha portato compattezza e imprevedibilità –, la svolta decisiva è avvenuta grazie a un rinnovamento psicologico di cui Mihajlović è il principale artefice. I primi indizi di cambiamento si erano già visti contro Sassuolo e Chievo, ma soprattutto nella conferenza stampa prima della Lazio, dove Montolivo, da capitano, aveva suonato la carica: “Andiamo a Roma per dare un segnale al campionato”. Il Milan di inizio campionato, arrivando a Roma contro una Lazio da 5 vittorie su 5 in casa (13 gol fatti, 1 subito), avrebbe affrontato l’impegno con timore e apprensione, senza sbandierare eccessiva fiducia. La depressione di quel Milan ha però lasciato campo alla sicurezza e alla convinzione nei propri mezzi.
Ieri i rossoneri hanno infatti disputato una prova di maturità, abbandonando le insicurezze a cui ci avevano abituati negli ultimi mesi. Finalmente si è vista in campo la classica squadra allenata da Mihajlović: intensità, compattezza dei reparti, aggressività e ripartenze. Ogni giocatore ha svolto alla perfezione il suo compito, mostrando una squadra che rema unita nella stessa direzione. Il sacrificio del singolo a vantaggio del collettivo è uno dei dogmi di Mihajlović, ma non si può realizzare pienamente senza quell’unità di intenti che sembra essere stata raggiunta.
Mihajlović ha lavorato molto sulla coesione di un gruppo che fino all’estate scorsa contava quasi esclusivamente sugli assoli dei singoli, Ménez su tutti. Non a caso, a partire dalla prima giornata a Firenze l’allenatore serbo ha introdotto un nuovo rito significativo: prima di ogni partita, la squadra si abbraccia in cerchio e ognuno dice al gruppo quello che si sente. Questo e altri episodi (ad esempio le pizzate tutti insieme) hanno contribuito a costruire quel legame umano fondamentale per una squadra di calcio, che sia formata da dilettanti alle prime armi o da professionisti profumatamente pagati per giocare. Il bell’abbraccio a fine gara è la dimostrazione della rinnovata sinergia milanista.
Il segnale al campionato invocato da Montolivo è stato dato con forza. Il Milan supera a pieni voti questa prima prova di maturità e appare all’improvviso nei piani alti della classifica. Per superare le inevitabili vertigini, Mihajlović si affiderà alla nuova arma del Milan: la forza del gruppo.
Federico Graziani
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