archivio2015

MILAN, questo è un gioco?

Daniele Triolo

Contro il Carpi, il Milan di Sinisa Mihajlovic ha offerto una prestazione deludente. I rossoneri non convincono sotto molti aspetti: ecco quali

Nemmeno il tempo di gioire per la prestazione di alto livello offerta contro la Sampdoria, che il Milan di Sinisa Mihajlovic, nel giro di neanche una settimana, è ripiombato nella mediocrità: in Coppa Italia, i rossoneri si sono dovuti affidare all'ingresso dei titolari Riccardo Montolivo, Giacomo Bonaventura e M'baye Niang per estromettere, dopo i tempi supplementari, il Crotone, formazione di Serie B, dalla competizione; in campionato, domenica sera, attesi dal salto di qualità, non sono andati oltre uno striminzito 0-0 in casa del Carpi, penultimo in classifica e peggior difesa del torneo con 27 reti incassate.

Ma come si può spiegare, in maniera soddisfacente, questo rendimento altalenante del Milan? Se ci fosse una spiegazione semplice, probabilmente Mihajlovic, uomo ed allenatore navigato, l'avrebbe già trovata. Probabilmente, le cause di un atteggiamento spesso 'molle' del Milan nell'approccio iniziale alle gare sono da ricercare nella testa dei giocatori, oltre che in una condizione fisica recentemente apparsa piuttosto precaria. Di certo, il Milan in questa stagione non ha quasi mai convinto sotto il punto di vista del gioco.

Prendiamo in esame proprio l'ultima sfida, quella del 'Braglia' di Modena contro gli emiliani di Fabrizio Castori. Il Milan ha tenuto la linea difensiva piuttosto bassa, all'altezza, in sostanza, della linea che delimita l'area di rigore della porta difesa (con bravura) dall'imberbe Gianluigi Donnarumma: prevedibile, e naturale, che una difesa così bassa favorisca il pressing della formazione rivale. L, sovente schiacciata dalla pressione emiliana, e dal gioco arioso che Borriello e compagni sono riusciti a produrre in fase offensiva.

Automaticamente, con una difesa tenuta costantemente in apprensione, le linee del centrocampo e dell'attacco sono state costrette ad abbassarsi ed a schiacciarsi a loro volta, con la logica conseguenza che, poi, in fase di impostazione ed in quella d'attacco, abbiano pagato dazio in termini atletici e di lucidità mentale. Tutto ciò che il Milan è riuscito a fare, al cospetto del non temibilissimo Carpi (non ce ne vogliano calciatori, tifosi e dirigenti della squadra biancorossa), è stato attendere le sortite offensive emiliane, tentare di recuperare il pallone, soprattutto per vie centrali, e, soltanto a quel punto, affidarsi a dei rapidi contropiede nel tentativo (vano) di cogliere impreparata la difesa della squadra di casa.

Al 'Braglia', il Milan ha provato, una volta recuperata la sfera, a demandare alle ali, Alessio Cerci e Giacomo Bonaventura, ed agli attaccanti, Carlos Bacca e M'baye Niang, il compito di impensierire i difensori del Carpi nell'uno contro uno, tentando soltanto così di arrivare nei pressi del portiere Vid Belec, il quale, ad onor del vero, ha passato quasi una serata di tutto riposo. Per certi versi, è sembrato di vedere la brutta copia del Milan di Filippo Inzaghi, tanto vituperato per via, appunto, della mancanza di un gioco propositivo e per la capacità di esprimersi unicamente nelle ripartenze. Chiaramente, se il Milan vuole tornare a lottare, veramente, per le posizioni d'alta classifica, tutto questo non può bastare.

Bisogna saper alzare il baricentro della squadra. Il Milan deve entrare nell'ottica delle idee di dover imporre il proprio gioco, di qualsiasi livello qualitativo esso sia: il centrocampo deve aiutare di più, in entrambe le fasi, ed essere in grado di costruire la manovra. Magari, auspicando che, a gennaio, arrivi quell'elemento in grado di far compiere alla squadra rossonera un salto di qualità. Il gioco offensivo, ovviamente, non può essere lasciato nei piedi degli esterni, nella speranza che siano in giornata e siano pertanto in grado di andare sempre via all'uomo e, particolare da evidenziare, gli attaccanti vanno serviti meglio. Inutile poter disporre di potenziali bocche da fuoco quali Bacca, Adriano, ma anche gli stessi Niang o Mario Balotelli, se poi non vengono messi dalla squadra nelle condizioni di poter far male agli avversari. Un campione in grado di vincere le partite da solo, quale potrebbe essere uno Zlatan Ibrahimović, questo Milan non ce l'ha e, in virtù di questo, i risultati potranno arrivare, ed il gioco potrà migliorare, soltanto se si comincerà a giocare, davvero, al grido di 'uno per tutti, tutti per uno'.