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MILAN REVIEW: Berlusconi-Bee, un anno di tira e molla

Renato Boschetti

A sette mesi dal primo appuntamento per l'acquisto di quote del Milan, cerchiamo di fare il punto della situazione sulla vicenda Bee-Berlusconi-Milan

In una vicenda complessa è sempre buona norma fissare gli estremi: come si possono valutare gli accadimenti succedutisi tra il 2 maggio 2015 (data dell’intervista congiunta tra Silvio Berlusconi e Mr. Bee davanti al Park Hyatt Hotel di Milano) e il 14 dicembre 2015 (telefonata di auguri natalizi tra gli stessi protagonisti)? Il problema è che accanto ai fatti concreti, molte sono state le indiscrezioni, le voci, le millanterie, le sceneggiate, i depistaggi e, verosimilmente, le falsità. I dati certi:

  • In quella improvvisata conferenza stampa di inizio maggio si parlò di una “proposta di collaborazione” tra le parti finalizzata alla discussione delle tematiche concernenti il futuro del club come, ad esempio, la valorizzazione e la commercializzazione del brand nei paesi asiatici. Oltre ai reciproci attestati di stima e simpatia personale, non si entrò nei dettagli né dell’eventuale offerta (tanto che Berlusconi ci tenne a specificare che “E’ tutto in discussione, è possibile che possa mantenere il 51% del club”), né, tantomeno, dell’identità degli investitori costituenti il consorzio rappresentato da Mr. Bee;
  • Il 5 giugno Fininvest diramava un comunicato ufficiale in cui sottolineava che il presidente Silvio Berlusconi aveva approvato l’accordo firmato dall’amministratore delegato di Fininvest e Mr. Bee Taechaubol che prevedeva di trattare in esclusiva, per un periodo di otto settimane, un rapporto di collaborazione relativo all’AC Milan. L’ipotesi di accordo si basava sulla conferma del controllo della maggioranza azionaria nelle mani di Silvio Berlusconi (52%), mentre il pool creato dal broker thailandese avrebbe conseguito il 48% delle azioni per un corrispettivo di 480 milioni di euro;
  • Il 1° agosto, invece, veniva stipulato il patto vincolante (privo di previsione di caparre e/o penali milionarie in caso di mancato accordo finale) che sanciva il percorso per il passaggio del 48% del pacchetto azionario. Il closing avrebbe dovuto avvenire entro fine settembre, data entro la quale Mr. Bee si impegnava a versare la cifra pattuita.
  • Come noto, il mese di settembre si è concluso da un pezzo, infruttuosamente. Da quella data, ed a più riprese, le parti si sono affrettate a far sapere agli organi di stampa che, nonostante i continui rinvii, si continuavano ad affinare gli aspetti tecnici dell’operazione per dare concreta attuazione all’accordo preliminare di agosto. Verità o un’abile arma di distrazione di massa…

    A conferire un’aggiuntiva aurea di incertezza all’intero affaire si inseriva la notizia, veicolata da alcune testate giornalistiche, dell’arresto di Andrea Baroni, partner della società luganese Tax&Finance, il cui consulente Gerardo Segat era stato scelto da Mr. Bee (infatti, sembra, che allo stesso Segat sia stato, nel frattempo, revocato l’incarico) come advisor nell’operazione.

    Rispetto al tema, non secondario, dell’identità degli investitori si è sempre detto, anche se mai ufficialmente, che oltre ad Ads Securities, società di brockeraggio con sede ad Abu Dhabi, avente un ruolo tecnico (predisposizione dell’operazione di quotazione e finanziamento parziale dell’investimento), la gran parte della provvista sarebbe dovuta arrivare dalla China Citic Bank, banca commerciale riferibile al governo cinese, che, però, non ha mai confermato l’interesse ad essere della partita. Lo stesso istituto bancario è stato protagonista, poche settimane fa, avvertendo la comunità finanziaria solo ad accordo definitivo concluso (come sarebbe normale attendersi in questi casi…), dell’acquisizione del 13% di City Football Group, la holding dello sceicco Mansour che controlla anche il Manchester City, per la cifra record di 377 milioni di euro. Perché il braccio finanziario della Repubblica Popolare Cinese (con un patrimonio di oltre 475 milioni di euro) dovrebbe aver bisogno di un broker thailandese, come mediatore, se avesse davvero interesse ad investire nel Milan?

    Verosimilmente, ma qui entriamo nell’alveo delle supposizioni, Mr. Bee Taechaubol non è ancora riuscito a trovare i capitali sufficienti (La Repubblica del 21 dicembre parla di “soli” 140 milioni su 480) per soddisfare le richieste di Silvio Berlusconi. Nella telefonata del 14 dicembre tra Mr. Bee e il patron rossonero, per lo scambio degli auguri di Natale, non si è fatto altro che concordare che i colloqui tra gli advisor riprenderanno dopo le vacanze. Bontà loro.

    In sintesi, non abbiamo certezze ma solo interrogativi inevasi, dubbi sempre più consistenti ed una certa dose di spaesamento. Trattativa vera o gigantesco bluff? E se alla fine l’accordo non si dovesse concludere, il club Milan come ne uscirebbe dal punto di vista della reputazione, dell’immagine internazionale? Che garanzia di serietà può avere una società che si presta ad un “balletto” continuo di accelerazioni, ripensamenti e rimandi? Il 2016 porti almeno consiglio, se non saggezza…

    Matteo Forner