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Alessio Romagnoli, finalmente, è un giocatore del Milan. Dopo una trattativa estenuante, durata almeno un mese, i rossoneri possono festeggiare: per 25 milioni di euro, più 5 di bonus, Siniša Mihajlović avrà a disposizione il difensore centrale da lui più volte invocato e richiesto. L'arrivo di Romagnoli consentirà al tecnico serbo di poter contare su uno stopper efficiente, certo, ma anche in grado di saper impostare l'azione a partire dalle retrovie. L'educato piede sinistro di Romagnoli, accanto a Philippe Mexés, o a Cristián Zapata, potrà fare la differenza in quelle occasioni dove, magari, la squadra avversaria soffocherà le fonti del gioco rossonero in mezzo al campo.
A proposito di centrocampo: il difensore centrale rappresentava una priorità, e la società si è prodigata per accontentare l'allenatore. Adesso, però, il Milan si trova nelle condizioni di dover necessariamente ricorrere al mercato per risolvere un atavico problema che la squadra rossonera si trascina da almeno 3-4 stagioni, vale a dire da quando hanno lasciato Milano dapprima Andrea Pirlo e, successivamente, l'olandese Mark Van Bommel. Il Milan, infatti, lamenta la cronica assenza di un regista, un playmaker dai piedi buoni che sappia far girare velocemente e con classe il pallone, e che sia abile a sfuggire al pressing avversario per illuminare la scena ed imprimere al gioco un elevato standard qualitativo.
L'inizio del campionato si avvicina, e non si può più perdere tempo. Con l'attuale parco centrocampisti a disposizione di Mihajlović, il Milan non gira come dovrebbe. Può dichiararsi ampiamente fallito l'esperimento che prevede la presenza, nello starting eleven, sia di Nigel De Jong che di Riccardo Montolivo: l'olandese gioca sì davanti la difesa, ma si contraddistingue maggiormente per le sue doti di frangiflutti che di inventore di bel calcio. Montolivo, al contrario, avrebbe anche nelle sue corde la giusta tecnica per giocare davanti la difesa, ma rende al meglio se parte in posizione di interno e non viene 'gravato' da troppi compiti di impostazione. Ecco perché, fossimo nella società, prima di inseguire la suggestione del ritorno di Zlatan Ibrahimović, economicamente difficile e magari procrastinable negli ultimi giorni di questo calciomercato estivo, ci concentreremmo sull'acquisizione di un centrocampista che rientri in questa tipologia.
Sono tanti i nomi che sono stati recentemente accostati ai rossoneri. Quello più caldo è sempre quello di Axel Witsel, 26enne belga dello Zenit San Pietroburgo, per il quale il Milan sta mantenendo vivi i contatti sia con l'entourage del calciatore che con la società russa, la quale, per il momento, non scende sotto una richiesta monstre di 30-35 milioni di euro. La principale alternativa a Witsel sarebbe il sampdoriano Roberto Soriano, altro elemento molto gradito a Mihajlović, il cui valore di mercato si aggira intorno ai 13-14 milioni. Sia Witsel sia Soriano, però, sarebbero due giocatori, per quanto forti, per lo più abituati a muoversi nella posizione di interno di centrocampo: assicurerebbero sicuramente tanta qualità ad un reparto finora piuttosto carente, ma non rappresenterebbero, con tutta probabilità, la reale soluzione al problema.
Ecco perché, a nostro avviso, il giocatore ideale per il nuovo Milan di Siniša Mihajlović possa essere il 25enne regista tedesco Ilkay Gündogan, in forza al Borussia Dortmund. Carlo Ancelotti, amico del Milan e maestro di calcio, lo aveva immediatamente consigliato ad Adriano Galliani quasi tre mesi orsono, all'epoca in cui l'allenatore, in uscita dal Real Madrid, stava accarezzando l'ipotesi di tornare a guidare i rossoneri. Anche perché la scadenza del contratto del giocatore, 30 giugno 2016, e la volontà di non rinnovare con il BVB, rendevano l'affare più che possibile. Adesso, tutto è cambiato: il contratto è stato prolungato di un anno, Gündogan è felice di restare a Dortmund, e sarà difficile strapparlo ai gialloneri. Ci sta provando anche la Juventus, che si è sentita chiedere 30 milioni. Se al Milan fosse rimasta una simile disponibilità, che ci provi, e magari sistemi per 4-5 stagioni il problema del regista. Qualunque siano le scelte societarie, l'importante è fare presto.
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