Otto partite, e soltanto tre vittorie. Per altro, contro avversari non di certo irresistibili quali Empoli, Palermo ed Udinese. Al contempo, sono stati molti i gol incassati (già 14, peggio ha fatto soltanto il Carpi), pochi quelli realizzati (appena 9, ringraziando l'ottima vena di Carlos Bacca, salito già a quota quattro …), e tante, troppe prestazioni incolori. Alcune, come quella contro il Napoli, persino indecenti. Il Milan di Siniša Mihajlović, inutile negarlo, non ha iniziato la stagione con il piede giusto, ed ha già accumulato un notevole ritardo dalla vetta della classifica e dai posti che darebbero diritto alla qualificazione alle coppe europee, obiettivo minimo della società. Ecco perché, in occasione dell'ultimo match contro il Torino, Mihajlović ha cambiato modulo, abiurando l'iniziale 4-3-1-2 per un più funzionale 4-3-3. Il tutto mentre, a Milanello, continua a lavorare anche sulla variante 4-4-2.
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MILAN senza certezze: da Cerci a José Mauri, steccano tutti …
L'ex tecnico della Sampdoria sembra un'anima in pena: costretto a rivedere, costantemente, uomini e moduli, nel tentativo di riaddrizzare un campionato nato male (a Firenze) e che rischia di peggiorare, e nel tentativo, contestuale, di salvare il proprio posto in panchina e l'intero progetto Milan sposato appena tre mesi orsono. Le difficoltà di gestione dell'allenatore serbo derivano anche dal fatto che, ad onor del vero, di giocatori sui quali poter contare ad occhi chiusi, questa squadra ne ha davvero pochi: Alessio Romagnoli, il quale, nonostante qualche sbavatura dovuta alla giovane età, cresce partita dopo partita; Riccardo Montolivo, che da quando ha preso il posto in squadra al compagno Nigel De Jong, sta gradualmente tornando ai propri livelli; Giacomo Bonaventura, sempre positivo ed incisivo in qualsiasi posizione del campo lo si faccia giocare ed, infine, il già citato Carlos Bacca, che sta dimostrando e, si spera, dimostrerà di valere tutti i 30 milioni spesi in estate per strapparlo al Siviglia.
Per il resto, il Milan di Mihajlović, suo malgrado, non ha certezze. Diego López, che l'anno scorso era una saracinesca, quest'anno viene ripetutamente e sonoramente bucato, e sta rischiando di farsi fare le scarpe dal rampante Gianluigi 'Giggio' Donnarumma; Philippe Mexés, infortuni a parte, è stato in sostanza bocciato in avvio di stagione dall'allenatore, mentre il brasiliano Alex gioca esclusivamente perché Cristián Zapata è spesso impresentabile. Tra le riserve, poi, l'allenatore fa davvero fatica a trovare chi potrebbe cambiargli la partita anche subentrando a gara in corso: Antonio Nocerino, che si era reso artefice di un bel precampionato, non è mai piaciuto quando è stato impiegato in gare ufficiali; José Mauri, arrivato dal Parma con l'etichetta di baby prodigio, non ha mai convinto, nemmeno nelle amichevoli contro Mantova e Monza, quindi di certo non due corazzate del calcio italiano. E che dire dell'attacco? Lo spento Keisuke Honda gioca spesso titolare per mancanza di reali alternative, giacché lo spagnolo Suso necessiterebbe di un'esperienza altrove in prestito, mentre Alessio Cerci, che pur si impegna in fase difensiva e di corsa, non è mai riuscito ad essere incisivo come ai tempi del Torino. Il grande flop del Milan versione 2015-2016, però, rischia di essere il brasiliano Luiz Adriano, accolto come un top player a luglio, ma che ora si ritrova quasi affibbiata, dopo troppe prove insufficienti, l'etichetta di bidone.
Urge una svolta, rapida, per salvare la stagione del Diavolo e, allo stesso tempo, il futuro calcistico di tanti dei suoi giocatori.
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