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MILAN, si testa il 4-4-2, ma sul mercato si cerca altro

Daniele Triolo

Il Milan ha cominciato a mietere risultati passando alle tre punte, e studia uno schema che prevede gli esterni. Ma Berlusconi spinge per i trequartisti …

Da quando, in occasione della partita disputata in trasferta contro il Torino (1-1), Sinisa Mihajlovic ha abbandonato la strada del 4-3-1-2 per abbracciare un più spregiudicato 4-3-3, il Milan ha cominciato a mietere risultati in serie. Dopo quel pareggio, giunto al termine di una gara dominata dai rossoneri per 70', Montolivo e compagni hanno inanellato tre vittorie consecutive, contro Sassuolo (2-1) e Chievo (1-0) a 'San Siro' e Lazio (3-1) in trasferta; una sequela interrotta, parzialmente, dal pareggio interno contro l'Atalanta (0-0), che ha avuto comunque il merito di muovere la classifica, ed issare la squadra dal sesto posto in classifica, con 20 punti, in piena zona Europa League.

I cambiamenti, tattici e di uomini, sembrano aver dato ragione a Mihajlovic. Tra Keisuke Honda e Suso, il Milan non aveva un trequartista in grado di fornire il giusto apporto alla causa e, con Jérémy Ménez fermo ai box a tempo indeterminato, l'allenatore serbo ha ritenuto opportuno riportare il sempre positivo Giacomo 'Jack' Bonaventura nel suo ruolo preferito, l'esterno sinistro d'attacco: di questo cambio, poi, ha beneficiato anche Alessio Cerci, il quale, riportato nella sua posizione naturale di esterno destro d'attacco, ha palesato segnali di crescita ed acquisito una certa costanza di rendimento. Anche la difesa, con questo nuovo assetto tattico, risulta essere più coperta, subisce meno tiri in porta e, di conseguenza, il Milan incassa meno reti.

Mihajlovic, però, è uomo di calcio navigato, e sa benissimo come il 4-3-3 non possa rappresentare l'unico sistema di gioco di una squadra che, per volere della società, deve ambire sempre al massimo. Ecco perché, a Milanello, sta testando sempre più spesso in allenamento il 4-4-2, con degli esterni rapidi e veloci (Cerci e Bonaventura), pronti ad assistere due punte di ruolo (Carlos Bacca e Luiz Adriano): modulo, questo, che consentirebbe anche il rilancio da titolare di Nigel De Jong al fianco di Riccardo Montolivo, quali cerniera di centrocampo. L'uno, Montolivo, dedito alla creazione di gioco; l'altro, il guerriero olandese, sempre pronto, al contrario, a sradicare i palloni agli avversari ed a proteggere la propria retroguardia. Allora perché, ogni qualvolta si parla del mercato di gennaio in ottica rossonera, si associa il nome di Franco Vázquez al club di Via Aldo Rossi?

L'italo-argentino, sia chiaro, è un talento puro. 'El Mudo', questo il suo soprannome, ha appena 26 anni, mancino naturale, viene da un campionato splendido a Palermo (37 presenze, 10 reti) e si candida per diventare il 'craque' del prossimo mercato. Il Milan, così come la Juventus ed il Chelsea, appare fortemente interessato ad aggiudicarsi le sue prestazioni, per stessa ammissione del patron rosanero, Maurizio Zamparini. Ma perché spendere 30 milioni di euro per un giocatore il cui acquisto costringerebbe l'allenatore a rivalutare tutto il suo lavoro, e rivedere tutte le sue (poche) certezze, acquisite in mesi di sofferenza ed errori? Forse perché, semplicemente, Silvio Berlusconi, il cui feeling con Mihajlovic sembra essersi interrotto, spinge per questa soluzione. Il Cavaliere mal digerisce un modulo improntato sulla fisicità e sull'esplosività, e predilige, da sempre, vedere schierato il suo Milan con due punte di ruolo assistite da un classico 'numero 10' che possa illuminare il proscenio di 'San Siro'.

All'epoca di Sacchi, quando si giocava con il 4-4-2, Berlusconi non batteva ciglio in quanto, sugli esterni, agivano Ruud Gullit e Roberto Donadoni, che null'altro erano se non due trequartisti che partivano dall'ala. Nel calcio moderno, invece, gli esterni, oltre che ad attaccare gli spazi, sono maggiormente dediti a rientrare, coprire, e dare una mano concreta in chiave difensiva. Situazione tattica, forse, che Berlusconi gradisce poco, convinto com'è che il 'bel giuoco' possa scaturire soltanto dall'impostazione di una squadra schierata, per l'appunto, con il 4-3-1-2. Come quello che nel 2003, con Manuel Rui Costa dietro Andriy Shevchenko e Filippo Inzaghi, consentì al Milan di vincere la Champions League all'Old Trafford di Manchester contro la Juventus. Mihajlovic, da buon mediatore, cercherà di accontentare il Presidente, riproponendo al più presto le due punte in area di rigore non appena ritornerà qualche infortunato ma quanto ancora potrà continuare il confronto con Berlusconi, notoriamente intenditore di calcio, senza cedere alle sue volontà? Dall'esito della possibile trattativa per Vázquez, probabilmente, si capirà qualcosa in più.