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MONTOLIVO, il leader che il Milan cercava

Daniele Triolo

Dopo le parole, i fatti: Montolivo, battagliero alla vigilia di Lazio-Milan, ha disputato una grande prova sul prato dell'Olimpico. Adesso è insostituibile

Ottima tecnica individuale, visione di gioco sopraffina, piedi fatati. Ma scarsa personalità. Questa, in sostanza, è sempre stata la descrizione delle caratteristiche di Riccardo Montolivo, 30enne centrocampista e capitano del Milan. Quasi un'etichetta per Montolivo, la cui carriera sportiva, iniziata nell'Atalanta, proseguita nella Fiorentina, e, dal 2012, sviluppatasi nelle fila della formazione rossonera, ha rischiato anche per questo motivo di incartarsi in una serie di 'vorrei, ma non posso', oltre ad essere stata frenata anche da un bruttissimo infortunio, il 31 maggio 2014, quando si fratturà la tibia sinistra nell'ultima amichevole della Nazionale italiana prima della partenza per i Mondiali in Brasile.

Dopo quel serio, forzato, stop, Montolivo ci ha messo un po' per rientrare a disposizione (appena 12 presenze totalizzate nella stagione 2014-2015 con il Milan) ed, ad onor del vero, a tornare in una forma fisica almeno accettabile. Il Milan, che dall'anno precedente, dopo l'addio dei senatori Massimo Ambrosini e Gennaro Gattuso lo aveva eletto capitano, lo ha pazientemente aspettato, coccolato e difeso, anche in un momento in cui, all'inizio di questa stagione, Siniša Mihajlović gli preferiva, nel ruolo di regista davanti alla difesa, il più arcigno ma ruvido Nigel De Jong. Dal derby contro l'Inter, datato 13 settembre, però, l'allenatore serbo, alla ricerca di maggiore qualità in mezzo al campo, ha deciso di restituire la fascia, ed il posto da titolare, a Montolivo, nella posizione dove, più di tutte, il centrocampista è abile ad esprimere il suo talento.

Ed il ragazzo, sin da subito, ha dimostrato di meritare ampiamente un posto nell'undici iniziale rossonero. Montolivo ha impresso subito la sua impronta nella manovra del Milan, risultando utile e funzionale sia nel 4-3-1-2 inizialmente proposto dal tecnico serbo, sia successivamente, vale a dire quando, da un mese a questa parte, Mihajlović è passato al 4-3-3. Montolivo ha mantenuto il suo posto, scavalcando forse in maniera definitiva De Jong nelle gerarchie dell'allenatore: soltanto che, nelle ultime gare, in particolar modo contro Sassuolo e Chievo, il capitano era sembrato ricadere nei soliti, atavici difetti, limitandosi al compitino e nulla più. Inaccettabile, per un calciatore che, nelle intenzioni della società avrebbe dovuto essere l'erede di Andrea Pirlo in cabina di regia, e per lo staff tecnico, che sulla sua costanza di rendimento e sulle sue giocate di qualità ha fondato gran parte delle speranze del Milan di sviluppare una trama di gioco avvolgente.

Prima della gara contro la Lazio, Montolivo, intervenuto come di consueto in conferenza stampa accanto a De Jong e Mihajlović, era sembrato molto battagliero. Come se in lui si fosse accesa una scintilla. “Andremo a Roma per vincere, e per dare un forte segnale al campionato”, aveva detto Montolivo. E sul prato dell'Olimpico, il giorno successivo, dopo le parole, ci sono stati i fatti. Montolivo ha disputato una grande prestazione, onorando la fascia di capitano che porta al braccio con una gara a tutto tondo: tanta interdizione, pressing continuo sul portatore di palla avversario, fondamentale nel possesso palla. Utilissimo in entrambe le fasi. Tutto ciò condito da lampi della sua straordinaria qualità, come in occasione del meraviglioso lancio per Alessio Cerci nella circostanza che ha portato l'ex torinista a centrare un palo che grida ancora vendetta.

Giocasse sempre così, Montolivo sarebbe da inserire sicuramente tra i migliori giocatori a livello internazionale. Ora, il suo obiettivo è trovare continuità nelle prestazioni, cercando di mantenersi sempre su alti livelli, come fatto intravedere nella gara contro la Lazio. Per scrollarsi di dosso quella fastidiosa etichetta relativa alla sua personalità, e, soprattutto, per divenire sempre più elemento imprescindibile per il Milan di Mihajlović. In tal caso, rinunciare a lui diverrebbe davvero difficile. Nel frattempo, Montolivo si candida al ruolo di leader in mezzo al campo, proprio ciò che il Milan cercava per tornare a volare.