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NIANG: il crack del futuro, la prima punta che serviva

M'baye Niang, attaccante del Milan, Getty Images
Niang ha stupito tutti ieri contro la Sampdoria, ma Mihajlovic ci ha sempre creduto. Ora può diventare fondamentale.

Redazione

1182 sono i giorni che ha dovuto aspettare M’Baye Niang per realizzare il suo primo gol in serie A con la maglia del Milan e per mettersi finalmente alle spalle quel maledetto palo colpito al Camp Nou di Barcelona il 12 Marzo del 2012 che avrebbe potuto cambiare la sua storia recente e dare una svolta alla sua carriera.

Ieri sera, però, dopo più di tre anni, 1466 minuti giocati e sei mesi di apprendistato a Genova, sponda rossoblù, il cerchio sembra esserci chiuso ed il giovane Niang sembra finalmente essere pronto per recitare un ruolo da protagonista in questo Milan.

Il ragazzo è tornato più maturo dalla scuola Gasperini e contro la Samp, anche grazie al cambio di modulo voluto da Mihajlovic, ha potuto mettere in pratica in maglia rossonera quanto imparato la scorsa stagione sotto la lanterna.

Niang, infatti, ha giocato da punta centrale (al Milan non gli succedeva proprio dalla sopracitata partita di Barcelona) sfoderando una prestazione maiuscola fatta di presenza e lucidità in area, tenuta mentale, corsa, dribbling, recuperi in copertura, assist e soprattutto gol, addirittura due. Una delle chiavi sta proprio nel ruolo: “sono un centravanti” ha sempre dichiarato sistematicamente M’Baye nelle sue interviste e lo ha ribadito anche ieri sera. Nella prima stagione con Allegri non giocò poco, anzi: 20 partite in campionato, molti spezzoni, ma quasi tutti da esterno. Da centravanti, come già ricordato, fallì l’occasione d’oro contro il Barça ma quando Gasperini decise di dargli nuovamente fiducia come prima punta, Niang lo ricambiò con 5 gol in poche partita prima di fermarsi ai box per una distorsione al ginocchio.

Probabilmente Niang non sarà mai il classico centravanti d’area di rigore ma sembra aver tutte le caratteristiche per giocare da punta centrale: si sacrifica e sfrutta il fisico per proteggere palla e muoversi spalle alla porta. Solo Balotelli ha caratteristiche simili tra gli attaccanti in rosa e, quindi, per Niang non dovrebbe essere troppo complicato integrarsi sia con Bacca che con Luiz Adriano.

Prima o seconda punta fa poca differenza, l’importante è che il francesino venga schierato in posizione centrale, entrando sempre nel vivo del gioco. È vero che all’occorrenza può sempre ricoprire anche il ruolo di esterno in un tridente ma con questo modulo sembra molto più sacrificato da compiti tattici rischiando di restare, come nell’anonima prestazione di Torino, spesso fuori dalla manovra offensiva.

La strada sembra ormai segnata e Niang  ha tutto per diventare un crack dei prossimi anni: il diamante grezzo sembra ormai sul punto di iniziare a brillare di luce propria con il Milan che spera di ritrovarsi finalmente in casa quell’attaccante che serviva con caratteristiche diverse da tutti gli altri.

Ovviamente, Niang ha dalla sua anche la carta d’identità e, di conseguenza, è consapevole di avere ulteriori margini di miglioramento che, crediamo, grazie anche alla maturità acquisita ed alla fiducia che l’ambiente ripone in lui, possano concretizzarsi già nei prossimi mesi.

L’importante è rimanere con i piedi per terra e continuare a lavorare giorno dopo giorno: questo gli chiede Mihajlovic che ha più volte sottolineato come Niang fosse stato tra i migliori a partire già dai primi giorni di ritiro. Da qui a Natale ci saranno altri esami e l’ex Bad Boy farà di tutto per non fallirsi e prendersi il presente e il futuro dell’attacco rossonero.

 

Gaetano De Pippo

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