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Arrivato al Milan, 18enne, nell'estate del 2012 nello scetticismo generale (anche per una vicenda non proprio edificante legata alla patente di guida) Niang è stato a lungo un oggetto misterioso dalle parti di Milanello e pur mostrando lampi di talento a dir poco interessanti tutti si ricordavano di lui per quel clamoroso palo di Barcellona, una giocata che avrebbe potuto cambiare il destino del Milan, del Barcellona e della Champions League 2012/13. Il prestito al Montpellier (condito da un incidente con una Ferrari) e il conseguente ritorno al Milan non hanno cambiato le cose, anzi. Per vedere uno spiraglio di luce serve il secondo prestito, quello al Genoa, dove il giovane M'Baye inizia a mettere a fuoco il suo potenziale e segna i primi gol in Serie A.
In estate, nonostante la corte del Genoa e la forte concorrenza nel reparto Niang si distingue come uno dei migliori e Mihajlovic si convince a puntare su di lui. Tutto sembra andare per il meglio, ma sul più bello un'infortunio ferma e stop non è da poco: tre mesi fuori, in momento cruciale. Una tegola che però non lo ferma, Niang torna e questa volta ricomincia da dove aveva lasciato. Atleticamente ancora più devastante M'Baye è cresciuto anche tatticamente e mentalmente, tanto da poter fare praticamente tutti i ruoli di un attacco a tre e anche il quarto di centrocampo all'occorrenza.
Il difficile, però, arriva adesso: confermarsi richiede sempre uno sforzo più alto, soprattutto a questi livelli e in una piazza esigente come quella rossonera. Niang ha tutto per scalare le gerarchie rossonere e diventare un giocatore a cui è impossibile rinunciare e Mihajlovic, già adesso, sembra fidarsi di lui, starà al francese fare il salto di qualità definitivo, quello che tutti i tifosi del Milan sognano.
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