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PM – STADIO MILAN, Berlusconi dice “no” al Portello

stadio milan portello
Il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, dice di 'no' alla costruzione del nuovo stadio al Portello. Ecco perchè in #3motivi

Redazione

Il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, dice ‘no’ al Portello. La vicenda, parecchio intricata e fumosa, potrebbe essere riassunta così anche se la parola fine non è ancora stata scritta. Dopo la vittoria del bando al Portello, la questione stadio sembrava a un punto di svolta. E invece no, ci si sbagliava. Ma a mettersi di traverso non è stato – come in un primo tempo ipotizzato – Bee Taechaubol. Secondo quanto ci risulta, il thailandese, in procinto di entrare nel Milan con il 48% delle quote, è al lavoro da mesi per completare l’operazione entro i termini fissati (fine settembre) e ancora non ha valutato nel dettaglio il progetto stadio, reputato al momento di importanza secondaria.

Per tutti, la costruzione di un nuovo impianto sportivo rappresenta un’occasione importante per colmare il gap – anche infrastrutturale, oltre che economico – con i Top club europei, ma al momento non ha la priorità. Bee e Berlusconi vogliono concentrarsi prima sull’espansione commerciale ad Oriente. Conquistare i nuovi mercati, come la Cina, vorrebbe dire avere ritorni economici più immediati, rispetto a uno stadio che implica maggiori investimenti e tempistiche più lunghe. Insomma: prima l’Asia, quindi lo stadio.

E qui si apre il dilemma. Lo stadio, ok, ma dove? Il progetto portato avanti da BarbaraBerlusconi non dispiace concettualmente: creare un polo, un quartiere rossonero all’interno della città di Milano è un’idea affascinante. La costruzione poi di un impianto di fronte a Casa Milan potrebbe indurre i visitatori a un tour completo di stadio, museo e ristorante. Tre piccioni con una fava, per aumentare gli incassi anche nei giorni della settimana lontani dalla partita. Ecco perché Berlusconi aveva dato in un primo momento il suo via libera al progetto. Di per sé l’idea era ottima, ma trova alcune difficoltà. La bonifica dei terreni è la scusante utilizzata per mandare a monte tutto, i problemi veri sono altri e sono essenzialmente tre: la viabilità, il consenso cittadino, la grandezza dello stadio.

Primo punto: il concetto di stadio urbano è interessante, ma poco pratico. Non tutti, specie chi viene da fuori Milano, verranno con i mezzi pubblici. Traffico e poco parcheggio sono due elementi che scoraggiano.

Secondo punto: presto a Milano si rinnoverà la giunta comunale. La fronda del ‘No stadio al Portello’, costituita dai residenti, si è ingrossata a vista d’occhio. Avere un intero quartiere contro non sta aiutando certo Berlusconi politicamente.

Terzo punto: 48.000 spettatori sono pochi, troppo pochi per un club che vuole tornare ai vertici mondiali. I grandi club europei hanno stadi molto più capienti o stanno pensando di ampliarli ulteriormente. Cosa che il Milan (al contrario della Juventus, altra squadra con un impianto stupendo ma piccolo) difficilmente potrebbe fare in maniera consistente, vista la ristrettezza dell’area coinvolta.

Usando una metafora, potremmo spiegare la situazione così: il Portello è un ampio bilocale, nuovo, bello, avveniristico, affascinante ma poco funzionale, costoso e troppo piccolo per una famiglia numerosa, destinata ad allargarsi ulteriormente con gli arrivi programmati dall’Oriente. Fuor di metafora, da quello che ci risulta, Berlusconi – da sempre abituato a pensare in grande – ha bocciato l’idea di un mini-stadio-gioiello. Per il suo Milan vuole qualcosa di più maestoso e imponente. Vuole qualcosa di meglio. E la soluzione ideale l’ha già trovata. Nella prossima puntata, domani, vi diremo quale.

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