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Silvio Berlusconi, nella sua nuova biografia raccontata ad Alan Friedman, ha raccontato le virtù dei sue tre allenatori più vincenti: Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Carlo Ancelotti. Questi i racconti riportati dalla Gazzetta dello Sport.
Su Sacchi la storia parte dal primo incontro che il presidente rossonero ebbe con lui insieme ad Adriano Galliani. Racconta che capì subito che si trattava di un carattere difficile, molto duro, al quale era difficile far cambiare idea. Ma sin da subito si vide la sua determinazione. Sacchi e Berlusconi fecero il mercato insieme, impostando un Milan aggressivo e d'attacco. Sacchi, racconta sempre Berlusconi, era capace di lasciare in panchina Marco Van Basten se non si era allenato bene.
Quando Sacchi decise di diventare ct della Nazionale, Berlusconi prese una scelta per la quale inizialmente fu molto criticato: Fabio Capello. Capello in quel momento era un opinionista televisivo e responsabile della polisportiva di Berlusconi. Il presidente lo ricordava come grande giocatore, e infine gli chiese di sedersi sulla panchina del Milan. Berlusconi racconta di come fu massacrato dalla stampa per quella scelta. Tutti lo accusavano di voler allenare lui, mettendo un suo "maggiordomo" in panchina. In realtà Capello dimostrò quanta personalità avesse, e i trofei arrivarono anche con lui. Berlusconi lo ricorda come un uomo molto concreto e positivo.
Infine arriviamo ad Ancelotti. Berlusconi parla di lui come di un "gran lavoratore, sempre aperto alle nuove idee". Nonostante le tante voci del passato, il presidente ci tiene a sottolineare come non ci sia mai stato alcun problema tra lui e il tecnico per lo schieramento della formazione. Ancelotti viene ricordato come un "papà, rispettato e amato dai suoi giocatori". Quella di avere questo rapporto con lo spogliatoio per Berlusconi è una caratteristica fondamentale per il buon Mister.
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