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Da domani a venerdì 2 ottobre si dovrebbe finalmente concretizzare il passaggio del 49% del Milan all'imprenditore thailandese Bee Taechaubol. 'La Repubblica' questa mattina in edicola, però, ha sollevato più di qualche ombra sull'imminente conclusione dell'affare, sottolineando come, se non bastassero già i molti misteri intorno la vendita del club rossonero, ora sia sul punto di amplificarsi l'inchiesta della Procura di Milano.
Primo mistero. Bee Taechaubol rileverà il 49% del Milan per circa 480 milioni di euro; una cifra, questa, che viene considerata “fuori mercato” dagli addetti ai lavori, perché presuppone la valutazione complessiva del club per oltre un miliardo. 'Forbes', rivista economica americana, valutava il Milan, in totale, non più di 600 milioni, mentre una cordata cinese era arrivata ad offrirne 500 per rilevare l'intera società.
Secondo mistero. Negli ambienti finanziari, scrive 'La Repubblica', c'è il dubbio se i 480 milioni finiranno nelle casse del Milan, mediante un aumento del capitale dedicato a Bee Taechaubol, oppure se tutti, o una parte di loro, finirà a Fininvest con un dividendo straordinario. C'è anche perplessità tra i tifosi che, dopo essersi visti promettere una campagna acquisti estiva da 150 milioni di euro, proprio grazie all'arrivo dei capitali freschi dall'Oriente, hanno assistito ad una campagna rafforzamento da 80 milioni. Con Nelio Lucas, del fondo 'Doyen Sports Investments', consulente di mercato di Bee Taechaubol, sparito dalla scena dopo il fallimento della trattativa con Jackson Martínez.
Terzo mistero. Il “contratto preliminare” siglato in Sardegna quest'estate tra Silvio Berlusconi e Bee Taechaubol, scrive ancora 'La Repubblica', null'altro sarebbe che un semplice foglio di carta siglato a Villa Certosa dopo una visita di due ore, “durante la quale Berlusconi – si legge – esibì le varie “meraviglie”, dal finto vulcano alla collezione di cactus al giardino delle farfalle”.
Quarto mistero: è ancora ignota la cordata di imprenditori che fa riferimento a Bee Taechaubol. Tutti ignorano chi siano i suoi soci, e delle due banche inizialmente garanti, la cinese Citic e Ads Securities dell'emirato di Abu Dhabi, della seconda non se ne parla più. A tutto questo, va aggiunto come i consulenti di Mister Bee, Gerardo Sagat, Paolo Di Filippo e Andrea Baroni, come riportato da una recente inchiesta de 'L'Espresso', siano i fondatori della società Tax e Finance di Lugano, la stessa al centro dell’inchiesta sui fondi neri che è costata a Berlusconi, nel 2013, la condanna definitiva per frode fiscale e la decadenza da parlamentare. Perché Bee Taechaubol si dovrebbe affidare a “consulenti storici e consolidati” di Berlusconi, invece di scegliergli in autonomia?
Quinto ed ultimo mistero: resta nebuloso, conclude 'La Repubblica', il piano per la commercializzazione del marchio in Oriente e per la vendita dei diritti di immagine, alla base del progetto quotazione in Borsa.
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