- Calciomercato
- Redazione
archivio2015
Quest'oggi, , Arrigo Sacchi, l'uomo che ha rivoluzionato il calcio italiano, ha reso omaggio al Napoli di Maurizio Sarri, tornato in vetta alla classifica del campionato di Serie A, in solitaria, dopo ben 25 anni di assenza. Sacchi ha elogiato l'organizzazione degli azzurri di Sarri, sottolineandone la bravura ed il coraggio nel proporre un calcio offensivo: “Per troppo tempo, abbiamo tradito l’essenza del calcio che è un gioco d’attacco. Lo abbiamo sempre concepito come uno sport individuale dove i difensori devono difendere, il numero 10 inventare, il numero 8 pensare a tutto e il 9 fare goal. Quindi abbiamo costantemente trascurato il gioco, che è la componente che fa da collante a tutto, aggrappandoci alla furbizia pur di vincere – ha commentato Sacchi -. Abbiamo sempre pensato allo spirito ma non a quello che dà l’armonia. Proprio noi che abbiamo esportato l’arte, la moda in giro per il mondo. Il Napoli di Sarri è invece una squadra che gioca in 11. E quando non lo fa rischia di giocare male come nel finale della gara con l’Inter”.
In questo Napoli, Sacchi ha dichiarato di rivedere, in parte, il suo primo Milan, quello della stagione 1987-88, dove vinse lo Scudetto al primo colpo dopo anni di magra per il club meneghino. “Il primo anno in rossonero mi ritrovai con una difesa composta da Galli, Tassotti, Bonetti, Baresi e Maldini che l’anno prima aveva incassato 22 goal. Arrivai io e ne prese appena 12. Albiol e Koulibaly sembravano al capolinea, Ghoulam non ne parliamo, Hysaj viene dall’Empoli. Ma Sarri ha portato una organizzazione – la convinzione di Sacchi -, dove non c’è mai l’uno contro uno, ma un blocco che difende e dove ognuno è consapevole di poter fare affidamento sul proprio compagno. Sembra una cosa di poco conto, ma non lo è”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA