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Ecco le sue parole a riguardo: "Dico una cosa che mi pare esemplificativa di questo momento storico del Milan: tutto è contagioso, la confusione genere confusione. Il presidente Berlusconi quando è entrato nel calcio aveva portato una filosofia nuova, energie e chiarezza su cosa doveva essere il Milan, ovvero diventare la squadra più importante del mondo. Oggi questa chiarezza non c’è. A inizio stagione vedevo il Milan come un cantiere aperto che stava gettando le basi per il futuro, mi piaceva la programmazione che si era intravista con gli investimenti estivi dopo anni un po’ così. Secondo me, arrivati a marzo, dovrebbero essere più certezze, più punti fermi da cui proseguire nella progettazione della prossima stagione. Valutazioni da fare con equilibrio per costruire il futuro. Un tempo Berlusconi voleva vincere, ma non solo la partita della domenica successiva. Si poteva perdere, ma il piano era diventare i più grandi al mondo nel tempo. Oggi non deve esserci forse quell’obiettivo, ma neanche esaltarsi dopo due vittorie o buttare tutto all’aria dopo due sconfitte. Secondo me qua non bisogna parlare di Mihajlovic sì o no, chi o meno al suo posto. Il discorsa va oltre all’allenatore, il discorso è: qual è il progetto? Non ci sono certezze né in campo, nè fuori. Bisogna ragionare bene, capire che il mercato non è l’unico mezzo per costruire una squadra, ma una componente per arrivare all’obiettivo. Neanche il Real vince solo con i grandi acquisti".
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