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Alexandre Pato torna in Europa, nel calcio che conta dopo tre anni di villeggiatura in Brazil. Per sei mesi si giocherà nel Chelsea la sua conferma nell'Olimpo della Pedata. Ha 26 anni. Non è giovanissimo, né troppo vecchio. E' nell'età della maturità, l'apice della carriera per un giocatore. I presupposti per tornare ad essere il grande centravanti che era ci sono tutti. Ma a una condizione: risolvere una volta per tutte quegli acciacchi fisici che hanno minato la sua esplosione.
Torna Pato, ritorna il derby. L'abbinamento non è casuale. Anzi, proprio nel derby del 2010-2011 il brasiliano e i rossoneri disputarono la miglior partita di sempre con Allegri in panchina. Il Milan era in testa, ma doveva respingere l'assalto dell'Inter, rivitalizzato dalla cura Leonardo. Alla vigilia del match la classifica sentenziava: rossoneri 62, nerazzurri 60. Dalle parti di Appiano Gentile già pregustavano il sorpasso. Senza Ibrahimovic, assente per squalifica, il Milan sembrava una squadra normalissima. Il campo non fu d'accordo e disse altro.
Al Milan, anzi a Pato, bastò meno di un giro di lancette per mettere in chiaro le cose: assist di Gattuso per Robinho, Julio Cesar sbarra la strada con un'uscita disperata, ma la palla finisce sui piedi del Papero che a porta vuota non può sbagliare. Chi ben comincia è a metà dell'opera. Ma il Milan non si accontenta e continua a spingere. L'Inter è alle corde, fatica a uscire dalla propria metà campo. Alla squadra di Leonardo, ex amato e odiato, occorrono 20' per impensierire i cugini: Pazzini vince un contrasto di forza e conclude in estirada. Abbiati respinge. I rossoneri non abbassano i ritmi: pressano e creano gioco, ispirati da un grande Pato in giornata monstre. L'occasione migliore capita sui piedi di Van Bommel, ma la sua conclusione deviata scheggia la traversa e cade dolcemente tra le braccia di Julio Cesar. Sembra il preludio al raddoppio, ma il calcio è strano e le certezze del Milan scricchiolano. Se non crollano come un castello di carta, è solo per merito di Abbiati e demerito di Eto'o. Il portierone respinge sulla linea un colpo di testa ravvicinato di Ranocchia, il camerunese ciabatta a lato da un metro con la porta sguarnita o quasi.
Si va al riposo con i rossoneri avanti, ma con i nerazzurri più che vivi che mai.
Nella ripresa l'episodio decisivo: al 54' Pato (ancora lui) parte nello spazio, taglia tutta la difesa e sta per presentarsi a tu per tu con J.Cesar. Chivu non è d'accordo e lo stende senza troppi complimenti al limite dell'area di rigore. Espulsione diretta per chiara occasione da gol e Inter in 10. Il derby finisce lì. J.Cesar fa l'impossibile per tenere a galla i suoi, ma deve arrendersi al 63' sul tiro cross di Abate deviato intenzionalmente da Pato in porta. Un gol da opportunista, alla Inzaghi, infatti sembra che sia il pallone a cercare Pato e non viceversa. Come se il brasiliano lo muovesse con la forza del pensiero, prevedendo il diagonale sconclusionato di Abate. Il resto è accademia. Entra Cassano e si toglie lo sfizio di segnare il 3-0 al 90' su rigore e farsi cacciare fuori per doppia ammonizione. Genio e sregolatezza. Tutto normale. Quella sera invece Pato sembrò una spanna sopra la normalità. Un alieno in mezzo a tanti umani.
Mariano Messinese
Twitter:@MarianoWeltgeis
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