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Ormai manca poco. Mai come questa volta Berlusconi sembra pronto a farsi da parte. Ovviamente non a titolo gratuito: 500 milioni e dalla prossima stagione il Milan parlerà cinese. Già spento il fuoco sulle polemiche di qualche giorno fa, quando il “cavaliere” aveva annunciato in un video postato su fb la volontà di lasciare i rossoneri in mani italiane. Parole che non sono state accolte con il sorriso sulle labbra dalla Galatioto Sport Partners, l'advisor della cordata made in China. Sembrava che tutto dovesse saltare, poi la frattura è stata ricomposta e ora la trattativa procede a vele spiegate verso la conclusione.
Tuttavia non è la prima volta che Berlusconi provoca i cinesi. Già era successo nel 2006 durante la campagna elettorale per le elezioni politiche. Il premier uscente, durante un comizio del suo partito a Napoli, aveva esortato i suoi sostenitori a leggere il libro nero del comunismo per scoprire “che sotto la Cina di Mao i bambini non li mangiavano, ma li bollivano per concimare i campi". Apriti cielo, la bomba mediatica deflagra in un batter di ciglia. Prodi, il candidato premier dell'opposizione accusa Silvio di screditare l'immagine all'estero. Interviene la Farnesina con una nota in cui chiarisce il riferimento storico del capo del governo, mentre maggioranza e opposizione se le danno di santa ragione, almeno a parole.
Ma i diretti interessati? Come reagiscono i cinesi? Cosa rispondono? Dopo 24 ore il ministero degli Esteri di Pechino invia una nota all'agenzia Reuters: "Siamo scontenti di queste chiacchiere senza senso. Le parole e le azioni dei leader italiani dovrebbero andare a beneficio della stabilità e dello sviluppo in relazioni amichevoli tra Cina e Italia". Più dura invece la reazione dell’ambasciata, che esprime "forte sdegno" per le "parole infondate del premier Berlusconi". Altro vespaio di polemiche con conseguente scambio di accuse tra centro-destra e centro-sinistra. Poi la bolla si sgonfia e finisce tutto a tarallucci e vino. Meglio tenersi buoni i cinesi per stringere solide relazioni economiche. Del resto la storia può anche essere accantonata, gli affari no. Business is business.
Mariano Messinese
@MarianoWeltgeis
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