C'era una volta Silvio Berlusconi e il suo grande Milan, quel Milan che per circa 25 anni è stato un'icona di successo, classe e prestigio nei campi di tutta Italia, Europa e del Mondo: dal 1986 al 2007, anno dell'ultimo trofeo internazionale vinto dai rossoneri, al tempo "Il club più titolato al Mondo", il Milan è stato per tutto il mondo calcistico un modello da seguire, non solo sul campo ma anche fuori: lo stile Milan era un esempio di condotta che tutto il pianeta calcistico invidiava, specialmente per la solidità granitica e l'impermeabilità del mondo Milan, che non lasciava trapelare alcuna notizia, specialmente quelle negative.
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BERLUSCONI fa marcia indietro e declassa il Milan
Da qualche anno a questa parte, lo Stile Milan si è gradualmente perso, lasciando denotare un cambiamento in negativo che ha seguito pari passo le sventure sportive dei rossoneri: una volta usciti gli ultimi senatori in campo, lo spogliatoio del Milan ha assunto le fattezze di un colabrodo, con spifferi che fuoriuscivano ovunque, gettando fango sulla gloriosa storia rossonera.
C'era una sola cosa che non cambiava mai: l'ostinata convinzione che il Milan dovesse sempre lottare per lo Scudetto o, almeno, per una posizione che avrebbe regalato la Champions. Il gioco è riuscito fino al campionato 2012/13, con il terzo posto in rimonta sulla Fiorentina: poi i due anni di buio, con un settimo e un nono posto che ha allontanato definitivamente il Milan dal gotha del calcio europeo.
"Obiettivo quinto posto e autofinanziamento", questo il diktat uscito dall'incontro di ieri: per la prima volta anche la Società non si nasconde e ammette le difficoltà nel raggiungimento dell'obiettivo Champions, forse al momento difficile e non troppo alla portata di una squadra sì in crescita, ma che deve consolidarsi. Allora largo all'Europa League, che rappresenterebbe un ritorno dalla porta di servizio ma pur sempre un ritorno in Europa: ma è, potenzialmente, la seconda parte del diktat ad essere importante.
Il Milan deve autofinanziarsi: in altre parole, finché non arriveranno (arriveranno?) i soldi dall'Asia, il Milan dovrà tendere ad essere autonomo dai soldi della Fininvest. Ciò significa più entrate, meno uscite, un percorso verso un quadro finanziario più sostenibile, senza arrivare ai passivi di bilancio a cui hanno contribuito anche le mancate partecipazioni dalla Champions.
Il Milan vuole ripartire piano piano: se la filosofia dei piccoli passi sarà mantenuta, siamo convinti che il successo tornerà presto ad essere legato alla Società Milan.
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