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Berlusconi-Maldini, la porta rimane chiusa

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Berlusconi non sembra intenzionato ad accogliere Maldini in società, nonostante vari tentativi di riavvicinamento. L'arrivo dei cinesi cambierà le cose?

Stefano Bressi

Sono parole diverse, ma per anni hanno avuto lo stesso significato: Maldini e Milan. Impossibile immaginarli come due cose distinte, impossibile pensare le strade si possano dividere. La famiglia Maldini ha fatto la storia del club rossonero: prima papà Cesare, il primo capitano ad alzare la Coppa dei Campioni nel 1963; poi Paolo, che ha continuato la tradizione del padre e di Champions ne ha alzate due da capitano e tre da "normale" giocatore. Su sette Champions, sei sono state vinte dai Maldini. La sua maglia, la numero 3, è stata ritirata per sempre dalla storia del Milan.

Nessuna squadra al mondo può vantare una storia familiare di questo tipo. Maldini è uguale a Milan, inutile tentare di convincersi del contrario. Eppure, da qualche anno, il concetto non è visto da tutti allo stesso modo. Paolo Maldini si è ritirato nel 2009, sono passati sette anni, ma da Silvio Berlusconi non è arrivata nessuna chiamata. Nessun posto in società gli è stato offerto. All'inizio sembrava essere lui a voler restare tranquillo e il ruolo di allenatore non l'ha mai entusiasmato.

Ma un posto da dirigente non lo rifiuterebbe mai. Parole sue: "Se c'è la disponibilità di dare al Milan ciò che il Milan ha dato a Maldini io sono qua". Parole dolci, come per farsi notare. Come i gemiti di un cucciolo che ti chiede di non essere abbandonato. Ma niente. Nessun effetto. Ma non nessuna risposta: Berlusconi ha voluto replicare, ma non nel modo che tutti si sarebbero aspettati. Il presidente rossonero ha detto che le porte del Milan sono sempre state aperte, ma al momento Maldini ha degli impegni oltreoceano. Porta aperta, dunque? Ma qualche proposta di entrare a far parte della società?

La controrisposta non si è fatta attendere e l'eterno capitano rossonero ha precisato che del club di Miami lui è solo coproprietario, nessun impegno. Vive a Milano. Nonostante tutto, Berlusconi sembra non capire. Ieri sono arrivate delle altre dichiarazioni del patron rossonero: "Maldini non è ora disponibile, eventualmente ne riparleremo" ha insistito. Concetto non chiaro, quindi. O forse, i dubbi sul non gradimento della figura di Maldini in società sono fondati.

Il numero 3 rossonero, infatti, dopo aver detto di essere disponibile a tornare ha cambiato idea, sentendo le parole di Berlusconi: "Al momento in società ci sono idee differenti rispetto alle mie, sarebbe difficile. A Berlusconi voglio bene". Le idee di cui parla Maldini sono generali: dalla figura del doppio amministratore delegato, alla volontà di Berlusconi di essere al centro di ogni decisone. Se dovesse entrare in società vorrebbe, giustamente, essere ascoltato.

Ma molto presto le cose potrebbero cambiare. Da tempo si parla di Maldini che torna a far parte del Milan con i cinesi proprietari e adesso potrebbe davvero concretizzarsi. Ma se Berlusconi dovesse restare presidente? Non dovrebbe essere un problema. Non essendo lui proprietario, Maldini potrebbe svolegere il ruolo che gli verrebbe assegnato senza il timore che a prendere tutte le decisioni sia il patron attuale. I due si vedrebbero così "costretti" a convivere. Il rapporto di amore-odio tra Maldini e Berlusconi è pronto a vivere una nuova pagina di storia. Ma ciò che conta è che Maldini potrebbe presto tornare a essere sinonimo di Milan.

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