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Grande giorno in casa Milan, dove si festeggiano i 30 anni di presidenza di Silvio Berlusconi ( le sue parole a Mediaset). E, come ovvio che sia, oggi quasi tutta la stampa italiana si concentra su di lui: l'uomo che trascinò l’Italia del calcio a un nuovo e spregiudicato concetto di gioco. 'Bisognava attaccare, non più difendersi. Dominare, non più aspettare. Giocare per vincere sempre, in trasferta come in casa', si legge sulle colonne del quotidiano 'La Repubblica', che precisa di come l'attuale patron milanista abbia salvato il club rossonero dalle mani del presidente Farina, capace addirittura di affittare Milanello per i matrimoni.
Con il quotidiano romano che, in maniera ironica, prosegue: 'Quale che sia l’origine della fatidica trattativa - l’amore infantile per il Milan, come tramandano i romantici, o la percezione dell’enorme potenziale pubblicitario, sperimentato soffiando alla Rai con Canale 5 il Mundialito dell’81 - nulla fu più come prima'. Tant'è vero che non a caso il Milan, dall'arrivo della famiglia Berlusconi, è riuscita a portare a casa 28 trofei. Da mettere in mostra però, per 'La Repubblica', non ci sono solo le cose positive. Anche quelle negative, come le inchieste sui fondi neri, la mazzata inferta alla Milano della pallavolo, del rugby e dell’hockey col ripudio della Polisportiva Milan nel ’94 e i proclami disattesi.
Duro, infine, il commento del quotidiano su come il patron Berlusconi abbia utilizzato, in questi lunghi 30 anni, la sua creatura più preziosa, il Milan: 'veicolo di immagine vincente, terreno di sperimentazione politica e di spericolata pratica del mercato ultraliberista, moltiplicatore di autostima, emblema consolatorio e rifugio dalle batoste giudiziarie, purgatorio dei pubblici peccati presso l’indulgente popolo tifoso e naturalmente straordinario vaso comunicante per le fortune di Mediaset'.
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