Sabato sera, allo stadio 'Olimpico' di Roma, il Milan ha concluso il suo girone d'andata in Serie A. In 19 giornate, il Milan ha totalizzato appena 29 punti, frutto di 8 vittorie, 5 pareggi e 6 sconfitte; sono 25 i gol realizzati (top scorer Carlos Bacca, 8 centri) e 23 quelli subiti. L'ottavo posto in classifica, finora, è lo specchio fedele di una squadra altalenante nei risultati e rivedibile nel rendimento: analizziamo cosa, finora, è andato nella stagione della squadra di Sinisa Mihajlovic e cosa, al contrario, non va e dovrà cambiare da qui a maggio.
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BILANCIO MILAN – Cosa va e cosa non va dopo un girone
COSA VA: Spogliatoio
—A differenza delle precedenti gestioni, quella di Clarence Seedorf (dove si rischiò una memorabile zuffa tra i pacifici Marco Amelia e Daniele Bonera) e quella di Filippo Inzaghi, lo spogliatoio del Milan sembra tornato, sotto la conduzione tecnica di Sinisa Mihajlovic, unito e compatto. La squadra, nonostante in campo non riesca spesso ad esprimersi al meglio, ha fatto quadrato intorno all'allenatore. Anche chi, come Nigel de Jong per esempio, non gioca quasi mai, non perde occasione per difendere il serbo. A lungo andare, un atteggiamento mentale che potrà pagare i dividendi.
COSA VA: Condizione fisica
—E' vero, il Milan spesso sbaglia l'approccio mentale alle partite. E, soprattutto in casa contro le cosiddette 'piccole', sovente questo errore di base complica da morire match che, sulla carta, la squadra sarebbe in grado di vincere a mani basse. Ma è pur vero, però, che il Milan, come successo proprio sabato sera a Roma, disputa grandi secondi tempi, dimostrando un'eccellente condizione fisica: se Montolivo e compagni tendono a crescere nei secondi 45', un motivo ci sarà. , uomo che Mihajlovic ha fortemente voluto nello staff tecnico: l'auspicio è che tale atletismo possa persistere per tutto l'arco del campionato.
COSA VA: Organizzazione
—Bisogna ammetterlo: da quando Mihajlovic ha abbandonato il suo modulo prediletto, il 4-3-1-2, ed abortito rapidamente l'assetto tattico con tre attaccanti, il Milan ha ritrovato solidità difensiva ed organizzazione di squadra ritornando all'antico, a quel 4-4-2 che i rossoneri hanno, nel loro DNA, dalle epoche di Arrigo Sacchi (1987-1991) e Fabio Capello (1991-1996). Con questo schieramento in campo, il Milan subisce meno reti, meno tiri in porta, copre meglio il campo e, in fase d'attacco, crea molte più palle gol rispetto all'avvio di campionato. Che poi, spesso non le sappia concretizzare, è un'altra storia.
COSA NON VA: Gioco
—Mihajlovic le ha provate tutte, pur di far rendere al massimo la sua squadra: ha provato tre moduli differenti (e nell'ultima mezzora, all'Olimpico, ha provato anche il quarto, il 4-2-3-1); ha provato ad impostare la propria manovra dapprima con de Jong, poi con Montolivo, ed infine con il tandem Juraj Kucka – Andrea Bertolacci. Ha fatto impazzire Giacomo 'Jack' Bonaventura, schierandolo in tutti i ruoli possibili prima di decidere di riportarlo nella sua posizione naturale di esterno sinistro; ha cambiato spesso l'attacco ed ha cercato le giuste alchimie in difesa. Eppure, in 19 giornate, salvo rari sprazzi di bel calcio (Inter – Milan, Lazio – Milan, Milan – Samp, o il secondo tempo di Frosinone, per esempio), il Milan non ha quasi mai espresso un gioco armonioso, fluido ed efficiente. Bisognerà per forza migliorare nel girone di ritorno.
COSA NON VA: Cinismo
—Possiamo prendere ad emblema due sfide, disputate entrambe a 'San Siro', contro Hellas Verona e Bologna, due compagini sicuramente alla portata dei rossoneri. Contro l'Hellas, il Milan ha creato palle gol a ripetizione, ma è uscita dall'impianto meneghino con un pareggio (1-1); contro i felsinei, dopo essersi divorata l'impossibile, è arrivata addirittura la beffa (0-1) firmata da Emanuele Giaccherini. In totale, un punto sui sei disponibili. Questa preoccupante mancanza di cinismo sottoporta, nel corso del girone d'andata, è costata al Milan la perdita di numerosi punti che, effettivamente, avrebbero fatto la differenza in ottica di una qualificazione alla prossima Champions League.
COSA NON VA: Qualità
—La qualità della rosa del Milan è piuttosto bassa. Eccezion fatta per Montolivo, Bonaventura, Bacca e, in prospettiva, Niang, i rossoneri non hanno nel proprio organico quegli elementi in grado di risolvere la gara con una giocata, o imprimere un cambio di passo quando le partite sembrano bloccate. Quanto sarebbero serviti, finora, Mario Balotelli e Jérémy Ménez a pieno servizio! C'è tempo per migliorare l'organico: di certo, tutto ciò non dipende da Mihajlovic, ma ora, con il calciomercato aperto fino al prossimo 1° febbraio, c'è la possibilità di piazzare quei colpi che consentirebbero di cambiar faccia a questo Milan. Basta volerlo.
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