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Avviso ai naviganti: il calcio è spesso (non sempre, per fortuna) uno sport logico. Ed è proprio la razionalità, la ragionevolezza, il buon senso che dovrebbe farci tenere bene in mente che proprio questo Milan continuerà, verosimilmente, a cadere (magari un po’ meno rispetto al girone di andata) ma anche a rialzarsi con immutato spirito. E’ il destino naturale delle buone squadre, ben allenate, ma prive di fuoriclasse di valore assoluto.
Ma allora siamo condannati ad una eterna mediocrità fatta di continui alti e bassi? No. Gli elementi di speranza, circoscritti sempre alle potenzialità reali di questa squadra, ci sono e mi sembrano ormai assodati. Il Milan ha chiaramente un’identità rispetto al gioco (magari poco spettacolare, essenziale, molto “italiano” vecchia maniera ma fatta di intensità, equilibrio e sacrificio), al modulo (4-4-2 che ha permesso di dare compattezza alla squadra e migliore protezione alla balbettante difesa di inizio stagione), agli uomini (le scelte sono state fatte, l’epoca degli esperimenti è stata ormai definitivamente archiviata).
Le migliori notizie potrebbero però arrivare dalle cosiddette “seconde linee”. L’unico giocatore che aveva, nella prima parte di stagione, dignitosamente interpretato il ruolo di “subentrante” era stato LuizAdriano. Poco impiegato, ma spesso decisivo. Partito lui, il testimone è stato subito raccolto da KevinPrinceBoateng che, in attesa di affinare una condizione atletica ancora approssimativa, ha già raccolto applausi, consensi ed una certa dose di “scusa” da chi aveva ironizzato sul suo ritorno; altrettanto importante è stato e sarà il contributo di Kucka sempre positivo da titolare o da entrante in corso di gara con il suo ritmo, la sua corsa, la sua energia. Su Balotelli non ci si può permettere di fare ipotesi: risorsa o zavorra? Intanto è importante riaverlo tra le alternative, sul rendimento è impossibile accettare scommesse….
Una nota a margine per Mihajlovic: non sappiamo come finirà questa stagione, ma se un professionista come lui è riuscito tra le burrasche delle ire presidenziali, i sostituti (veri e presunti) già contattati, le lotte interne tra i dirigenti, i tifosi in stato di agitazione perenne, l’incompetenza di alcuni e la mediocrità di altri, a cementare un gruppo, come si è potuto apprezzare dal comportamento dei giocatori in campo e dagli abbracci veri, sinceri di fine partita, allora quest’uomo merita di essere l’allenatore de Milan.
“Senza la speranza è impossibile trovare l’insperato”, diceva Eraclito. Buona fortuna Mister.
Matteo Forner
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