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Brocchi: “Al Milan molti non mi hanno voluto capire”

Cristian Brocchi
Brocchi, allenatore del Brescia, torna a parlare delle sue poche settimane al Milan. Non nasconde amarezza e un po' di rabbia e delusione.

Stefano Bressi

Le ferita è ancora aperta. Il ricordo del Milan e la sensazione che non abbia potuto sfruttare al meglio l'occasione sono ancora molto forti. Alle domande sui rossoneri Christian Brocchi preferisce rispondere in modo molto secco: "Ho detto che al Milan non mi hanno voluto capire in molti. Ma il Milan per me è una famiglia e preferisco non parlarne".

Nel presente di Brocchi c'è il Brescia. Ecco le sue parole a La Gazzetta dello Sport: "L'allenatore è sempre quello che ha le maggiori responsabilità, quello che paga per primo se le cose vanno male. È quello che dà alla squadra personalità e carattere. Quando si è costretti a smettere di giocare per un infortunio e non per scelta è difficile digerirlo. Per fortuna a me è stato chiesto di allenare nel settore giovanile del Milan. Mi è piaciuto subito e chi mi era vicino vedeva in me potenzialità di crescita. Io ho un mio credo, idee frutto dello studio e dell'esperienza di calciatore. Ho cercato di prendere il meglio da tutti i miei allenatori. Ne ho avuti di bravi, da Ancelotti a Reja, ma dico Prandelli. Mi ha insegnato tanto, dal punto di vista tattico e morale. Oggi mi rivedo in lui".

Con il Brescia è arrivata la prima vittoria: "Stiamo lavorando tanto e bene. Una cosa non si costruisce in un giorno, ma mattone dopo mattone. Non si deve pensare in grande. Quando pensi di aver fatto qualcosa di buono è la volta che molli inconsciamente. Un giocatore fondamentale è Andrea Caracciolo. È un leader. Ha ancora tanta voglia di dare l'esempio. Gli stranieri rubano il posto ai giovani, ma non solo nel calcio. Lo straniero per il tifoso ha un fascino diverso. Va cambiato qualcosa se vogliamo tutelare la Nazionale".

Infine qualche parola su Mario Balotelli e Antonio Cassano: "Antonio non lo conosco, non posso giudicarlo. Mario lo prenderei, è un bravo ragazzo che sta passando un momento difficile. Magari lo avessi con me". Su Gattuso: "Non riesco a parlargli, ha sempre il telefono spento. Sapevo avrebbe portato una carica pazzesca. È un esempio e la dimostrazione che servono valori morali. Vieri finalmente è uscito allo scoperto: quando giocavamo si chiedevano tutti come facessi a essere amico di uno così. "Perché non lo conoscete" rispondevo io. Ora tutti lo vedono per com'è realmente".

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